Sergio Padovani è senz’altro uno di questi artisti, che non ha ceduto alla sirena della rappresentazione “realista” dell’oggi, ma ha continuato a scavare a livello metaforico nelle nostre paure ancestrali e nel nostro immaginario profondo. La sua mostra intitolata “Pandemonio”, ripercorre infatti alcuni dei temi e soggetti cari all’artista, come il viaggio apparentemente senza meta, all’interno del proprio stesso tormento interiore, di orde di anime dannate, uomini disperati, spesso senza volontà, senza speranza e senza reale espressione sul volto che non sia quella dell’annientamento, dell’abbruttimento e del dolore, poveri esseri dolenti, colti nel cuore più profondo e ancestrale del proprio travaglio quotidiano. Non è, però, un triste spettacolo, quello servitoci da Sergio Padovani, perché tenuto insieme da una pittura magistrale, intensa, conturbante, raffinatissima, drammatica e sulfurea, certo, ma segnata anche, qua e là, da zone di autentici sprazzi di luce, albe incantate che si stagliano dietro alle espressioni drammatiche dei suoi misteriosi personaggi.