Saranno circa 150 le persone che l’avvocato Roberto Ghini, legale di quello che ad ora è l’unico indiziato dell’atroce femminicidio, il trentenne tunisino Mohamed Gaaloul, e la parte civile del marito di Alice, l’avvocato Antonio Ingroia, ha inserito nella lista di testimoni, tra questi 20 dipendenti della Wam di Cavezzo, azienda per la quale lavorava la giovane donna. E’ possibile però che la Procura di Modena decida di eliminare alcune delle richieste. Tra i nomi elencati ad ora non compare il nome della moglie di Gaaloul, mentre richiesti dalla difesa anche i titolari dello Smart Cafè di Concordia in cui Alice ha trascorso una lunga sera in compagnia di un collega poi di lei più nulla sino al mattino seguente. Era il 18 novembre 2022, quando si fece la macabra scoperta. Alice, come è noto, è stata trovata carbonizzata nel bagagliaio della sua auto nella campagna di Fossa di Concordia. Nella stessa lista di persone da ascoltare anche un altro collega di Alice, quello indicato come ‘il terzo uomo’ che però non è mai stato indagato in quanto per la Procura avrebbe un alibi di ferro. A questo proposito l’avvocato Antonio Ingroia ha depositato una memoria in cui ha presentato elementi che andrebbero approfonditi sulla sua posizione. A sostenere l’accusa nei riguardi di Gaaloul la madre e il fratello della 32enne, assistiti come parte civile dagli avvocati Cosimo Zaccaria e Marco Pellegrini