Sale la tensione nel mondo agricolo per la diffusione, in aumento, della Peste Suina Africana (PSA), anche nella nostra regione. E’ di pochi giorni fa la notizia del rinvenimento della carcassa di un cinghiale selvatico, risultata positiva alla peste suina, a Varano de’ Melegari, parte del territorio di produzione del Prosciutto di Parma. Questo episodio sta preoccupando sempre di più gli allevatori, anche perché dai mercati dell’export arrivano segnali preoccupanti: il Canada, ad esempio, ha immediatamente bloccato l’importazione del Prosciutto di Parma e altri salumi. Fin dal 2022, dopo i primi casi di peste suina riscontrati in Italia, altri paesi extraeuropei (come Cina, Giappone e Messico) hanno adottato misure protezionistiche, chiudendo i loro mercati a tutti i prodotti di carne suina provenienti dall’Italia. Le associazioni di categoria sono molto preoccupate. La Coldiretti, in un comunicato, chiede “un intervento immediato per fermare la diffusione della pesta suina e tutelare un settore fiore all’occhiello del Made in Italy, con un valore – tra produzione e indotto – di circa 20 miliardi di euro e 100mila posti di lavoro”. Eppure, secondo le regole attuali, basta un cinghiale malato rinvenuto a chilometri di distanza da una stalla per far scattare la decisione di abbattere migliaia di maiali perfettamente sani. “Bene ha fatto il ministro Lollobrigida”, scrive Coldiretti, “a chiedere alla Commissione europea un approccio diverso”. Anche nella sede della Provincia di Modena si sono svolti due incontri operativi per valutare le possibili azioni di contrasto alla diffusione della peste suina nel territorio della nostra provincia.