I venti della guerra in Ucraina continuano a soffiare anche sulle nostre bollette. E’ di ieri la decisione della Russia, tramite una nota diffusa da Gazprom, di ridurre del 15% la fornitura di gas naturale verso l’Italia. E’ la prima volta dall’inizio della guerra che Mosca adotta una misura così sostanziosa verso il nostro paese, dopo la ben più importante sforbiciata imposta alla Germania. Le conseguenze della mossa russa non si faranno attendere sulle nostre bollette, nonostante il ministro Cingolani si sia affrettato a tranquillizzare sull’assenza di criticità per il fabbisogno di famiglie e imprese. Ma l’effetto sui prezzi è pesante: il costo del metano, che aveva raggiunto sette giorni fa un minimo di 80 euro, ieri è salito del 18%, a 116,7 euro al metro cubo. L’aumento del prezzo del gas fa così probabilmente sfumare la possibilità di vedere, almeno per l’estate, un rallentamento dell’inflazione, causata per lo più dalla corsa dei prezzi energetici. Nei prossimi giorni si capirà se è stata solo una fiammata, ma intanto non potrà non tenerne conto l’Arera, l’ex Autorità per l’energia, che a fine mese dovrà comunicare la consueta revisione delle bollette per famiglie e piccole imprese. Se i prezzi non rallentano ci saranno sorprese negative. Se poi il taglio del 15% diventasse strutturale, per l’autunno sarebbe un problema. Il governo ha già preparato da tempo un piano per fronteggiare l’emergenza, che prevede il razionamento delle forniture e l’obbligo di abbassare il riscaldamento di case e uffici, affidandone ai prefetti il controllo. Inoltre, il governo sta lavorando per aumentare le forniture alternative da altri Paesi, in primis l’Algeria.