Tutto è cominciato un freddo lunedì di due mesi fa. Era il 24 febbraio quando l’azienda Garc di Carpi comunicava che uno dei suoi soci, Giorgio Grillenzoni, era stato trovato positivo al Covid-19, contratto in una trasferta di lavoro nel Lodigiano, primo focolaio italiano della pandemia. Erano trascorse appena 48 ore dal primo caso riscontrato nella nostra regione, una signora 85enne di Codogno ricoverata nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Piacenza. Da allora quella che sembrava poco più di una febbre ha cominciato a fare vittime anche a Modena. I contagiati nella nostra provincia hanno cominciato a salire, arrivando per la prima volta alla doppia cifra di nuovi casi in un solo giorno, ben 115, il 18 marzo e toccando l’apice il 24 marzo, con ben 199 nuovi positivi. Appena 24 ore prima, il 23 marzo, proprio Grillenzoni aveva perso la sua lunga battaglia contro il Covid, aggiungendosi alla lunga lista delle persone decedute per la pandemia, aperta il 7 marzo nella nostra provincia dalla morte di una donna 85enne di Modena. Questi due mesi hanno visto la curva salire a Modena verticalmente a fine marzo, con il picco dei 199 contagiati di martedì 24 marzo, quando la nostra provincia era la più colpita in tutta la regione, anche più delle martoriate Piacenza e Rimini, e i 18 decessi in una sola giornata di giovedì 2 aprile, il giorno più drammatico di questi 60. Una battaglia ancora in corso che ha visto 3500 contagi a una media di 58 nuovi casi giornalieri e di quasi 400 vittime, 6 al giorno, ma anche un progressivo svuotamento delle terapie intensive. Il segnale che la luce, dopo due mesi, comincia a vedersi.