Qualcuno avrebbe esercitato pressione sul collo di Giovanni Iacconi, il 54enne trovato senza vita lo scorso 20 gennaio sotto al letto della sua casa di Acquabuona a Pavullo. Segni che potrebbero indicare un ipotetico soffocamento o strangolamento sarebbero stati trovati, da quanto emerge dalle prime indiscrezioni, sul corpo dell’uomo nel corso dell’autopsia, che ha preso il via ieri. Si tratta di elementi che, se confermati, supporterebbero la tesi che il 54enne sia stato ucciso. Al momento sul registro degli indagati appare un’unica persona, un 27enne italo brasiliano, amico della vittima e oggi latitante, a cui è stato affidato d’ufficio l’avvocato Simone Agnoletto. Assiste il fratello e la sorella della vittima l’avvocato Mauro Molesini. Come sempre l’autopsia dovrà cruciale nel fornire elementi utili in quello che si è subito profilato come un giallo. Per conoscere i risultati integrali delle analisi dovranno passare i consueti 90 giorni. Inizialmente non era esclusa l’ipotesi che Iacconi avesse avuto un malore la notte di Capodanno, giorno in cui i vicini hanno visto l’ultima volta la sua auto parcheggiata fuori dalla casa di Acquabuona. Un elemento, quest’ultimo, che è subito apparso sospetto: qualcuno avrebbe preso infatti la Golf per riportarla alla casa di Spezzano, dove Iacconi risiedeva regolarmente. Dal luogo del ritrovamento del corpo era sparito anche il cellulare della vittima, che tuttavia, secondo quanto riportato dal fratello, talvolta squillava e talvolta no. Ricordiamo che è stato proprio Romano, parente più prossimo della vittima, a trovare il corpo, avvolto in un lenzuolo e nascosto sotto al letto. L’apprensione era salita, tra i familiari, perché da Capodanno non aveva più fatto sapere nulla di sé. Venti giorni dopo, la tragica scoperta.