Il ricordo dell’alluvione è ormai lontano. Un anno fa le strade e le case erano invase da detriti di ogni tipo lasciati ovunque dalla furia dell’acqua. Oggi la zona della Fossalta a Modena appare così: il colpo d’occhio è immediato. La disperazione, la paura e lo sgomento di quei momenti hanno lasciato il posto alla normalità. E’ trascorso un anno esatto. Era il 6 dicembre del 2020 quando l’argine del Panaro si ruppe e l’acqua invase tutto. Case, strade, garage e imprese erano sommerse. Nonantola fu il comune più colpito ma a farne le spese anche i cittadini di Castelfranco Emilia e della Zona Fossalta. Nel giro di pochi minuti si trovarono a fare i conti con la devastazione provocata dall’acqua per danni intorno ai 100 milioni di euro. La comunità intera si rimboccò le maniche e reagì alla catastrofe ritornando gradualmente alla normalità. A distanza di un anno però i ricordi sono ancora troppo vividi e la paura non è mai passata. I membri del comitato “Alluvionati non per caso”, gruppo nato nel 2009 dopo l’alluvione di Natale nella zona Fossalta, durante questi anni hanno continuato a segnalare le criticità, in particolare nelle casse di espansione del Panaro, che come ribadiscono non sono ancora state collaudate. In primavera c’è stata la prima prova d’invaso. La seconda, con riempimento della cassa secondaria per circa 7 giorni, avrebbe dovuto essere effettuata nell’autunno di quest’anno ma nulla è stato ancora fatto.