Se i due coniugi lo vogliono, il matrimonio resta valido

Gli effetti civili del matrimonio restano validi anche se uno dei due coniugi cambia sesso all’anagrafe. E dunque il Comune non può imporre nessun divorzio d’ufficio. Lo ha stabilito oggi la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della transessuale finalese Alessandra Bernaroli e ponendo così fine ad una battaglia legale che andava avanti da oltre cinque anni. Nel 2005 – quando sui suoi documenti c’era scritto Alessandro, uomo – Bernaroli si sposò con una donna in Comune a Bologna. Quattro anni più tardi, si sottopose ad un’operazione chirurgica di riassegnazione del sesso e ottenne il cambio di sesso legale. A quel punto, però, il Comune di Bologna dispose la cancellazione degli effetti civili del matrimonio, in quanto formalmente in essere tra due persone del medesimo sesso. Bernaroli e la moglie, che invece volevano rimanere sposate, fecero ricorso. In primo grado, il Tribunale di Modena diede loro ragione, mentre in seconda battuta la Corte d’appello di Bologna ribaltò il verdetto, ritenendo corretto l’operato dell’ufficiale di stato civile. La transessuale finalese e la moglie si sono così rivolte alla Cassazione, che per dirimere il caso ha sollevato la questione di fronte alla Corte costituzionale. Nel giugno scorso, la Consulta ha stabilito che chi cambia sesso non può essere costretto automaticamente al divorzio, ma che non è neppure possibile far dipendere il mantenimento del matrimonio dalla volontà dei coniugi, perché la legge italiana non prevede le nozze tra persone dello stesso sesso. I giudici costituzionali sollecitarono il Parlamento ad introdurre una forma di regolamentazione. In attesa che ci si arrivi, oggi la Cassazione ha raccolto quella statuizione in favore di Beraroli e di sua moglie. Che, dunque, possono ritenersi ancora sposate.