“Spostati, o sparo anche a te”. Sarebbero queste le parole di Salvatore Montefusco rivolte al proprio figlio, nei tragici momenti che hanno portato alla morte, il 13 giugno dello scorso anno a Castelfranco, di Renata e Gabriela Trandafir. Oggi il giovane, appena 18enne, è stato ascoltato in tribunale a Modena. “Mi ha puntato il fucile contro – ha raccontato – mentre facevo da scudo a mia madre. Mirava ma non sparava”. Poi l’imperativo, spostati o uccido anche te. Il ragazzo, sopravvissuto e testimone della tragedia allo stesso tempo, ha raccontato di essere andato a letto alle 4 la notte prima. Intorno a mezzogiorno, ha ricostruito, lo hanno svegliato due rumori, che solo successivamente avrebbe associato agli spari del padre; subito dopo, ha sentito le urla della madre: “ha ucciso tua sorella”. Il ragazzo è fuggito insieme a lei nella camera da letto e in questo frangente, ha chiamato il 112. Una telefonata interrotta dall’arrivo di Salvatore Montefusco, armato di fucile. L’uomo, reo confesso, in quella camera ha ucciso la compagna, Gabriela Trandafir. Il giovane ha raccontato anche della situazione che viveva in casa. Secondo la sua deposizione, litigi continui e violenze economiche erano iniziati l’estate prima del duplice omicidio. L’imprenditore di 72 anni, unico imputato al processo e tutt’ora in carcere, ha scelto di non essere presente in Tribunale. I parenti, di Gabriela e Renata, hanno deciso di non entrare in aula.