Nel video le interviste a:

  • Roberto Solomita, Segretario Provinciale Partito Democratico
  • Luca Soci, Coordinatore Provinciale Noi con l’Italia
  • Michele Barcariuolo, Consigliere Provinciale Fratelli d’Italia

Con queste parole il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato questa mattina alla Camera la reiterazione delle sue dimissioni, in seguito a quanto accaduto ieri in Senato. Un tesissimo giorno che di fatto ha segnato il totale sgretolamento della maggioranza. La fiducia al governo ha ricevuto alla fine 95 sì e 38 no da Palazzo Madama. Un numero esiguo rispetto agli astenuti, ovvero i parlamentari del Movimento 5 Stelle, non votanti ma presenti per consentire il raggiungimento del numero di legge, e Lega e Forza Italia usciti dall’aula. Dopo le prime dimissioni respinte dal Capo dello Stato, il premier ha tentato ieri l’ultima ricucitura nella maggioranza, con un discorso che metteva al centro le principali linee d’azione da seguire con un Governo coeso, a partire dal Pnrr, passando dall’autosufficienza energetica, e ancora il sostegno ai redditi e salario minimo, reddito di cittadinanza «da migliorare», Superbonus da sbloccare (ma con meno fondi) e il taglio delle tasse. Nuovi malumori si sono colti subito dopo, dal già previsto mancato applauso del Movimento 5 Stelle, ma anche della Lega. Proprio il centrodestra della maggioranza si è unito intorno alla risoluzione Calderoli, in ha chiesta una “netta discontinuità nelle politiche e nella composizione dell’esecutivo”. Lega e Forza Italia avrebbero votato la fiducia solo a patto di riformare un governo senza i cinque stelle. Ma la risoluzione scelta dal premier è stata quella di Casini, un’unica riga: “Il Senato, udite le comunicazioni del presidente del Consiglio dei Ministri, le approva”. È seguita oltre un’ora di pausa, in cui tutti i gruppi politici si sono riuniti per decidere. A discussione ripresa, le dichiarazioni di voto dei partiti hanno restituito una mappa precisa di quello che sarebbe stato il risultato finale. La fiducia è stata votata, ma i numeri per ricompattare la maggioranza di Governo non ci sono più. Tramonta così il Governo Draghi e le forze politiche già si vedono proiettate alla campagna elettorale e al ritorno alle urne.