Rapine, aggressioni, minacce: spesso i titoli di cronaca si sono riempiti di questi reati, accomunati dagli stessi protagonisti. Ragazzi giovanissimi, solitamente in gruppo. Le “baby gang”, nascoste dai cappucci delle felpe e dai cappelli, per non essere immediatamente riconoscibili né dalle vittime né dalle telecamere. Ma chi sono questi giovani? Da dove nasce il loro disagio? Come risolverlo? Di questo si è parlato in un incontro alla Tenda, mirato a lenire un fenomeno sempre più preoccupante

Secondo i dati della ricerca, i membri di questi gruppi vivono in contesti di fragilità economica e familiare, spesso senza una figura genitoriale autorevole; sono soprattutto minori e colpiscono in genere loro coetanei. Sono quasi esclusivamente maschi e per lo più stranieri di seconda o terza generazione. Ragazzi che manifestano un disagio che i sociologi e gli psicologi intendono intercettare, senza usare il termine “baby gang”