L’oro nero di Modena entra nell’inventario nazionale del patrimonio agroalimentare italiano. Il ministero delle Politiche agricole ha inserito l’Aceto balsamico tradizionale come elemento della “Tradizione del balsamico tra socialità, arte del saper fare e cultura popolare dell’Emilia centrale”. La proposta di iscrizione era stata avanzata al ministero dalla Consorteria dell’Aceto balsamico Tradizionale di Spilamberto, e dalla Confraternita dell’Aceto Balsamico Tradizionale Aps di Scandiamo. L’iscrizione riconosce che l’aceto balsamico tradizionale riveste “un significato profondo” per i territori di Modena e Reggio Emilia, una tradizione che risale al medioevo, e nel suo tramandarsi nel corso dei secoli è diventata corredo culturale e identitario dei territori. Come conferma l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, si tratta di una consuetudine talmente radicata nei cittadini da far sì che siano migliaia le famiglie nei nostri territori che dispongono di una batteria di botticelle per la produzione d’aceto, molto spesso acquistata per celebrare la nascita di qualche bambina o bambino. L’Emilia-Romagna vanta 44 prodotti Dop e Igp più tutti i vini, essendo di fatto la regione italiana con il maggior numero di prodotti di altissima qualità.