Il messaggio passa da Facebook e chiosa: “Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid”. Così Nicola Zingaretti, leader del Partito Democratico ha anticipato la sua intenzione di lasciare il ruolo di segretario nazionale. “Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. – scrive Zingaretti – L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili. Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli”. Un fulmine a ciel sereno, quello delle dimissioni. Da tempo si parlava infatti solo di una possibile alternativa alla leadership del Partito, ruolo che ora vede nella rosa dei candidati anche il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Sono sette le correnti Dem che si stanno preparando alla sfida dell’Assemblea Nazionale che si terrà il 13 e il 14 marzo: alcune sostenevano l’ormai ex segretario, come quella di Goffredo Bettini, Andrea Orlando e Dario Franceschini, altre si ponevano invece come alternativa. Tra queste ultime spicca la componente di Base riformista, di Lorenzo Guerini e Luca Lotti, molto forte in parlamento e già intenzionata a un cambio di guardia ai vertici del partito. Agguerrito è Matteo Orfini, da sempre oppositore di Zingaretti; mentre si sono ritagliati uno spazio di rilievo nella politica democratica anche i sindaci di Firenze e Bergamo Dario Nardella e Giorgio Gori. Poi, naturalmente, Stefano Bonaccini, da tempo indicato come principale competitor di Zingaretti alla carica di segretario.