Sul tema dell’eutanasia la Regione non torna indietro e conferma la scelta, rafforzando le motivazioni della delibera del 5 febbraio scorso. Nessuna modifica quindi all’impianto già stabilito per garantire al malato che ne faccia richiesta il diritto di ricorrere al suicidio medicalmente assistito nel rigoroso rispetto dei ristretti casi indicati dall’Alta Corte. È confermato dunque che sarà il Comitato per l’etica nella clinica, già istituito presso l’AUSL di Reggio Emilia, l’organismo collegiale terzo di consultazione per le richieste di suicidio medicalmente assistito. L’obiettivo di questo organismo è quello di assicurare su tutto il territorio regionale uniformità di valutazione. Tassativi i criteri indicati dalla Corte per evitare ogni arbitrio: il paziente deve essere affetto da una patologia irreversibile, da cui derivino sofferenze fisiche o psicologiche che il malato ritiene intollerabili, che sia tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e che sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli. I comitati etici territoriali, citati dal comitato nazionale di bioetica come papabili organismi chiamati a esprimere pareri sulle richieste, “possono” essere indicati ad esprimere un’opinione in materia, “ma non si tratta – spiega Viale Aldo Moro – di una scelta dovuta lì dove esistano specifici organismi per l’etica nella clinica, come invece avviene in Emilia-Romagna”. Motivazioni ulteriormente esplicitate e rafforzate nell’atto integrativo approvato dalla giunta. “In attesa di una legge nazionale per un tema di così grande importanza e delicatezza- ha ribadito l’assessore Raffaele Donini- confermiamo il nostro impegno per dare attuazione a quanto richiesto dall’Alta Corte”.