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Nuova vita ai Musei Civici Aperta la sala polivalente


    Convegni, piccolo esercito di volontari e Carta dei Servizi

    Nuova vita ai Musei Civici di Modena, contagiati dal fermento culturale che vuole una nuova veste e ruolo per le location espositive. È infatti stata aperta la nuova sala polifunzionale di 300 mq ricavata dagli spazi dell’ex ospedale Estense, ma non solo. In programma vi sono infatti diverse interessanti iniziative, la convezione con il Touring club che fornirà volontari per l’apertura degli spazi espositivi e la pubblicazione della ‘Carta dei servizi’. Ma andiamo con ordine. Per quanto riguarda la nuova sala polifunzionale – in precedenza occupata da uffici e ambulatori dell’ospedale – essa si presta ad accogliere rassegne, incontri, laboratori ed eventi culturali. Vi si accede dalla Sala Sernicoli. L’intervento di restauro, curato dal servizio Edilizia storica del Comune diretto dall’architetto Rossella Cadignani, non ha modificato la struttura e i volumi dell’antico complesso. Si è invece scelto di mantenere la conformazione spaziale originaria e l’unitarietà storica dei grandi ambienti del palazzo, demolendo solo alcuni tramezzi realizzati nel 1975, le pavimentazioni in linoleum, i controsoffitti e gli impianti non più necessari. Infissi e scuri sono stati restaurati e il nuovo pavimento in cotto nasconde l’impianto di riscaldamento a consumo energetico ridotto. I nuovi impianti elettrici, antincendio e di illuminazione sono stati realizzati in collegamento con le reti esistenti, evitando tracce sulle murature. Per l’illuminazione, proiettori orientabili a ottiche intercambiabili con luci a led consentono di risparmiare energia e tutelare le opere da esporre. Pareti mobili consentiranno di suddividere la sala in ulteriori spazi di dimensioni minori, a seconda delle esigenze degli eventi e delle mostre che saranno realizzate. «Continua così l’ampliamento dei Musei negli spazi dismessi dell’ex ospedale Estense, dopo la sala dedicata al collezionista Carlo Sernicoli, inaugurata nel 2009, e la contigua sala mostre, aperta alla fine del 2011», afferma l’assessore alla Cultura, Roberto Alperoli. Che prosegue: «All’interno di questo percorso di qualificazione si colloca anche il nuovo ciclo di incontri e conferenze pomeridiane organizzate per i fine settimana di febbraio e marzo, per offrire approfondimenti sulle mostre in corso, appuntamenti dedicati ai bambini alle famiglie, e fare conoscere i Musei a un pubblico sempre più vasto». Per l’occasione, in programma vi sono numerose iniziative. Tra queste, domenica alle 16.30 si terrà l’incontro ‘Mosaici visibili e invisibili: scoperte passate e recenti’: Ilaria Pulini, direttrice del Museo archeologico etnologico, proporrà notizie e curiosità sui mosaici romani di ‘Mutina’ e del suo territorio. E per far conoscere al pubblico i Musei Civici e assistere i visitatori, sono al momento 38 i volontari che hanno aderito al progetto ‘Aperti per voi’ e, grazie a una convenzione tra Touring club e Comune, contribuiranno a rendere visitabile il patrimonio dei musei modenesi, ancora tutto da scoprire e apprezzare.

    Discarica, perché nessuno ha detto di questo mega ampliamento?


      Si parlava di 300, non 900mila tonnellate in più

      FINALE – Come c’era da attendersi, agita sempre più le acque il mega progetto di ampliamento della discarica di Finale che dovrebbe portare dalle 370mila tonnellate di capacità attuali a qualcosa come 1,27 milioni, così come denunciato nei giorni scorsi dai consiglieri della Lega Lorenzo Biagi e Maurizio Boetti dopo una complessa analisi dei documenti presentati in Provincia per l’autorizzazione Via. Di fatto, uno scatto di 900mila tonnellate che proprio per la sua ampiezza rende necessaria una Valutazione di Impatto Ambientale con tanto di possibilità di presentazione di osservazioni dal 13 febbraio al 15 aprile. Non certo un progetto di basso profilo dunque, e che non si ferma affatto all’ipotesi di 300mila tonnellate in più legate allo stoccaggio delle macerie del terremoto, quelle annunciate dal sindaco Ferioli a inizio gennaio. L’impatto, nel suo complesso, si profila come di tre volte tanto. E questo scatena innanzitutto una questione di comunicazione. «Sono indignato per quello che è successo e sta succedendo – tuona Maurizio Poletti (lista ‘Lo Scariolante’) da sempre critico sul nodo discarica – si prospetta un gigantesco ampliamento senza che ne sia stata data alcuna comunicazione pubblica. Peggio: l’argomento discarica è stato toccato in Commissione il 10 gennaio, dieci giorni prima che la richiesta di ampliamento fosse formalmente presentata da Feronia (la società che gestisce la discarica, ndr) in Provincia e tutto quello che abbiamo avuto in merito sono state solo alcune spiegazioni verbali dove non si è fatta alcuna menzione del milione e passa. Si è parlato solo delle macerie del terremoto, che com’è noto si calcolano intorno alle 300mila tonnellate. Niente di tutto il resto, l’abbiamo saputo solo grazie all’eccezionale indagine compiuta da Boetti e Biagi. E se non c’erano loro? Chi ce lo avrebbe detto? E quando? E’ gravissimo quello che è successo». Poletti sottolinea che nei prossimi giorni il centrodestra approfondirà nel dettaglio i nodi dell’autorizzazione richiesta, in particolare il punto dove si parla di deroghe sulla quantità ammessa di sostanze chimiche quali arsenico, nichel, piombo, zinco e solfati. «Non è possibile pensare a un ulteriore impatto di queste sostanze – osserva – in un territorio che versa già in condizioni difficili. Lo abbiamo visto con l’arsenico del terreno dell’ex zuccherificio. E non bastasse questo, c’è l’amianto nelle macerie, con le preoccupazioni sollevate in merito anche dalla Procura (vedi a lato), oltre alla distruzione in sé causata dal terremoto. Non si può procedere su questa direzione, e mi aspetto che intervenga anche il gruppo che ha protestato davanti alla Regione: non possono invitare il sindaco che prospetta questo scenario ambientale per il paese». Insomma, ce ne sarà di che parlare. A partire già dal Consiglio della prossima settimana, dove oltre all’amianto terrà sicuramente banco anche la questione discarica. nDaniele Montanari

      IL PROGETTO CHE DIVIDE/3


        Non va informata la comunità?

        E sulle macerie incombe sempre il rischio amianto


          Sono pesanti le incognite che incombono sui territori colpiti dal terremoto dopo la scoperta di inerti fortemente contaminati da amianto. La Procura ha aperto tre procedimenti. Sotto la lente le aziende che si sono aggiudicate gli appalti di rimozione e smaltimento. Sono 221mila tonnellate le macerie rimosse fino ad oggi, e la presenza di amianto negli inerti è stata accertata. Da non sottovalutare il fatto che, come ha spiegato il procuratore capo Vito Zincani, «i costi per la collettività si centuplicano perché a causa di queste contaminazioni non si deve smaltire con procedimenti speciali solo l’amianto, ma tutto il materiale contaminato». Le zone terremotate sono state fin da subito al centro dell’allarme amianto. Le strutture contenevano in tantissimi casi il ‘minerale killer’.

          In preghiera continua per il Papa


            ‘Cresce’ la novena proposta dalla Parrocchia di Rivara

            SAN FELICE – La parrocchia di Rivara ha organizzato una novena di preghiera per Benedetto XVI, iniziata il 20 febbraio, dalle ore 19.00 alle ore 20.00, presso la cappella feriale, visto che la chiesa parrocchiale non è agibile a causa del sisma. La comunità cristiana di Rivara non si è rassegnata dopo il terremoto, ma continua, anzi rafforza e incentiva i momenti di preghiera anche se non ha a disposizione la sua chiesa in attesa da diversi mesi, dopo aver già presentato il progetto di ristrutturazione, di avere da parte della Soprintendenza la possibilità di iniziare i lavori di recupero e restauro. La novena si è trasformata, grazie all’approvazione e alla benedizione del vescovo Lanfranchi in ora di preghiera continua e ad oltranza, sempre dalle 19 alle 20, fino all’elezione del nuovo Papa. In particolare, giovedì 28 alle 19.30 sarà celebrata una Messa durante la quale si pregherà ricordando per l’ultima volta Benedetto XVI, come Papa, come invita la liturgia con le note parole: «Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra: rendila perfetta nell’amore in unione con il nostro Papa Benedetto, il nostro vescovo Antonio e tutto l’ordine sacerdotale».

            L’avvocato De Filippi non ci sta e già annuncia il ricorso in appello


              «E’ andata male, ma non demordiamo». E’ il commento a caldo dell’avvocato Claudio De Filippi dopo la condanna del suo assistito Francisco Celio Silva Santos. «Noi avevamo chiesto ulteriori approfondimenti istruttori – inizia a spiegare – ma la risposta è stata negativa». In particolare, la difesa chiedeva nuove perizie sull’arma del delitto: la comparazione cioè delle impronte presenti sul coltello e quelle di un marocchino accusato dal brasiliano di essere il vero assassino della badante polacca. Tra l’altro le impronte dell’uomo – ora irreperibile – sono già disponibili in quanto ha trascorso un periodo in carcere a Modena. Oltre a questo, la difesa del brasiliano voleva verifiche sulle celle telefoniche per individuare l’esatta collocazione del magrebino al momento del delitto. E anche sulla sua maglietta insanguinata. L’avvocato entra poi ancora più nel dettaglio: «Abbiamo dimostrato che il giorno dell’omicidio il marocchino era nel parco a bere due bottiglie di vino. E abbiamo chiesto inutilmente di ricercarlo, come non è stato fatto seriamente fino ad ora. E questo non lo riteniamo ammissibile». «Era necessario fare ulteriori accertamenti», sottolinea allora ancora De Filippi. Che poi attacca duramente: «Le prove a discarico del mio assistito non sono state esaminare, quelle a carico percorse in lungo e in largo. Tante nostre richieste non sono state accettate: ora aspettiamo le motivazioni della sentenza». Ma già da ora l’avvocato ha comunque annunciato il ricorso in appello.

              LA VICENDA


                Arriva l’ergastolo per Santos: «Ha ucciso lui Anna Urbaniak»


                  La Corte d’Assise ritiene schiaccianti le prove contro il brasiliano

                  Ergastolo, quattro mesi di isolamento diurno ed una provvisionale di 110mila euro ai parenti della vittima. E’ questa la pena inflitta dalla Corte d’Assise a Francisco Celio Silva Santos per l’omicidio di Anna Teresa Urbaniak, la 48enne badante polacca trovata morta lungo il percorso Natura a Vignola. I giudici hanno ritenuto schiaccianti le prove raccolte dall’accusa contro il sudamericano e hanno emesso la pesante condanna. La difesa non ci sta e annuncia che ricorrerà in appello. La vittima è stata trovata morta lo scorso 6 maggio, ma era scomparsa da casa il 28 aprile. A dare l’allarme era stato il compagno 68enne, con il quale conviveva. Il corpo della badante era in avanzato stato di decomposizione, segno che la morte potrebbe risalire allo stesso giorno della scomparsa. Fin da subito il maggiore sospettato è stato il brasiliano, finito poi in manette a distanza di 18 giorni dal ritrovamento del cadavere. A far scattare le manette erano state alcuni indizi definiti dagli inquirenti «stringenti». Innanzitutto nel suo borsello le forze dell’ordine avevano trovato un coltello sul quale c’era il sangue della vittima. E in suo possesso vi era poi anche il telefonino della badante, elemento che aveva portato gli inquirenti a individuarlo. Ma non solo: sul corpo della donna era stato trovato il suo liquido seminale. L’uomo ha sempre respinto con forza le accuse. Per quanto riguarda il coltello, sostiene di averlo prestato a un marocchino che glielo avrebbe poi restituito dopo alcuni giorni. E infatti la difesa sostiene che il brasiliano portava con sè l’arma perchè non sapeva che fosse stata usata per commettere l’omicidio. Per quanto riguarda invece il liquido seminale, pare che tra la vittima e il condannato vi fosse una relazione. E che anche la mattina dell’omicidio si fossero visti. Ma non solo. Oltre a respingere le accuse, l’uomo ha puntato il dito contro il marocchino al quale avrebbe prestato il coltello. Visto a bere vino nella zona dell’omicidio, sulla sua maglietta sono state trovate tracce di sangue. L’avvocato Claudio De Filippi, che difende Santos, ha chiesto a più riprese che venissero fatte ulteriori indagini sulla maglietta, ma sono state respinte. Così come non hanno avuto successo le richieste di verifiche sulle celle telefoniche per verificare le posizioni nel giorno del delitto, e di accertare le eventuali impronte del marocchino sull’arma del delitto. Per queste ragioni il legale è convinto che le indagini siano state state indirizzate a senso unico nei confronti di Santos, senza invece allargarle anche al magrebino. Non è così per i giudici della Corte d’assise del Tribunale, presidente il giudice Eleonora De Marco, che hanno accolto la richiesta del pm Claudia Ferretti e hanno condannato all’ergastolo Francisco Celio Silva Santos.

                  Centro anziani, altre donazioni


                    NOVI – Solidarietà ancora in campo per costruire il centro diurno per anziani, a pochi giorni da quella manifestata dal Friuli attraverso la Comunità Montana del Gemonese. «E’ con particolare orgoglio che, in questi giorni, ho ricevuto la comunicazione di un importante donazione a favore dell’acquisto di arredi e attrezzature da impiegare nella nuova casa protetta di Novi» ha reso noto il sindaco Luisa Turci. «La Fimiv – Federazione Italiana della Mutualità – ha infatti donato al Comune di Novi 12.000 euro per coprire parzialmente le relative spese di acquisto. In merito alla ricostruzione della nuova struttura – ha aggiunto – al momento stiamo ancora valutando, con Regione e Asp, il relativo progetto in un’ottica non solo di ripristino ma anche di integrazione di nuovi servizi». «Il contributo – ha sottolineato il presidente della Fimiv, Placido Putzolu – si aggiunge agli interventi a sostegno della popolazione colpita dall’evento sismico, promossi direttamente nei mesi scorsi da società di mutuo soccorso aderenti alla Federazione».

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