Un lascito milionario di 4 milioni di euro, da parte di un’anziana nobildonna a favore della Parrocchia di San Pietro a Modena e dei suoi fedeli più poveri è al centro di un’inchiesta che vede coinvolte 5 persone, il priore dei Benedettini dell’Abbazia di San Pietro, un collaboratore e tre professionisti di Ravenna e Bologna per i quali il pm Di Giorgio ha chiesto il rinvio a giudizio. La grossa eredità raggiunge la Parrocchia modenese che ha sede in centro città, negli anni ’70 con alcune clausole, che andasse solo alla Parrocchia e non ai suoi benedettini e ai poveri in beneficienza. Nella donazione terreni che, una ventina di anni dopo, il Comune aveva espropriato. Questo ha permesso al lascito di confluire tutto nelle casse della Parrocchia. Secondo l’accusa il denaro avrebbe attirato l’attenzione del priore che avrebbe attivato tutta una serie di operazioni per distrarre la somma di denaro. Indagati per appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio il priore, attualmente ex parroco e i quattro professionisti, tra cui un consulente finanziario titolare di una società con sede a Londra, che in cambio di grosse ricompense avrebbero aiutato il prelato ad appropriarsi dell’eredità. L’operazione che attira maggiormente l’attenzione della Guardia di Finanza risale al 2020 quando l’ex parroco crea presso una banca di Modena un trust con scopi generici a lui riconducibile. In questo modo il prelato avrebbe potuto utilizzare l’ingente somma senza informare gli ordini ecclesiastici. A sporgere denuncia in quanto proprio parti offese, la curia di Modena Nonantola e la Parrocchia di San Pietro. Tutto il lascito è stato sequestrato e l’udienza preliminare è fissata per il 12 aprile prossimo.