Il nostro viaggio nella Modena in coprifuoco comincia poco prima delle 22, l’orario in cui ieri sera in tutta Italia è scattato il divieto di uscire di casa imposto dall’ultimo Dpcm del Governo. Percorriamo a piedi la strada che da Corso Vittorio Emanuele porta verso il centro cittadino. Le serrande degli esercizi commerciali sono abbassate, anche le attività di ristorazione che possono effettuare il servizio d’asporto stanno spegnendo le luci. Rimane da lontano la Ghirlandina a illuminare la città. L’imponente torre si staglia fra i tetti di una Modena maestosamente silenziosa. Il rumore dei pedali di qualche bici si alterna al motore delle auto delle forze dell’ordine, che proseguono nei loro controlli. Aggirando l’Accademia Militare rimane lo scroscio delle fontane a fare da sottofondo. In strada non c’è nessuno, solo chi deve soddisfare i bisogni del proprio migliore amico a quattro zampe si avventura, con mascherina e sacchetto, fra le vie del centro. Un blitz rapido, poi si torna in casa. Alla Pomposa ci sono le foglie cadute dagli alberi e non i bicchieri a riempire i tavolini dei bar. La movida si è spenta già dalle 18, l’orario in cui i bar e i pub devono alzare bandiera bianca già prima del decreto. Se prendiamo la macchina la situazione è la stessa. Il traffico è stato inghiottito nelle righe del decreto. Ci si può muovere solo per motivi di lavoro, di salute o emergenze. La prima Modena del coprifuoco si è assopita in un sonno profondo. Chissà quando potrà riaprire gli occhi