L’effetto del razionamento messo in atto dalla Russia, tramite la compagnia di stato Gazprom, che ha ridotto le forniture di gas alla Germania, all’Italia e ad altri Stati europei non ha solamente fatto lievitare il prezzo ma ha gettato anche un’ombra minacciosa sugli approvvigionamenti energetici e sui consumi nei prossimi mesi. Una situazione che fa temere carenze, non solo per il prossimo inverno, ma già in questa estate che si preannuncia torrida in tutti i sensi.

Per questo motivo è stata convocata per domani pomeriggio una riunione d’urgenza del Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del gas naturale, istituito presso il Ministero della transizione ecologica, per discutere sul possibile innalzamento dallo stato di ‘preallarme’ attuale ad ‘allarme’.

Eni ha infatti confermato ieri che Gazprom ha annunciato la consegna di volumi di gas nuovamente in linea con quanto consegnato negli ultimi giorni, quindi circa la metà di quanto richiesto dall’azienda di stato.

Il primo passo sarebbe quello di invitare le industrie, attraverso il trasportatore Snam, a limitare volontariamente i consumi, come prevedono i contratti di fornitura. In caso di attuazione del piano emergenziale, inoltre, in prima battuta spetterebbe agli operatori, come Eni, emanare misure per il risparmio delle materie energetiche e aumentare le importazioni, riducendo la domanda totale e impiegando combustibili alternativi negli impianti industriali.

Se la limitazione del riscaldamento nelle abitazioni private e negli uffici, con una temperatura massima di uno o due gradi inferiore a quella prevista dalla legge, è un problema che potrebbe presentarsi solo tra qualche mese, la riduzione dell’illuminazione pubblica nelle città e nella rete stradale, con lo spegnimento dei lampioni in determinate fasce orarie potrebbe avvenire già nelle prossime settimane con il rischio anche di black out programmati nelle ore notturne.

In ogni caso sembra quasi scontato che il Governo farà di tutto per aumentare le importazioni da altri Paesi, riducendo la dipendenza dalla volubile Russia, e integrando i contratti già esistenti con Algeria, Libia e Azerbaigian. Potrebbe essere aumentata anche l’importazione di gas naturale liquefatto (Gnl), che arriva via mare dal Medio Oriente e dall’Egitto.