Il Modena si salva in B al termine di una dura stagione Boni vince il secondo titolo italiano di ciclismo su pista

Borgognoni, Basso e Saronni ecco il podio della Milano-Vignola edizione 1977, nella stagione in cui il carpigiano Stefano Boni, della Dorando Pietri Pedale Veloce Carpi, si aggiudica il suo secondo titolo italiano di ciclismo su pista. Prima vittoria in carriera, per il ciclista modenese Claudio Vandelli nella categoria allievi. Nato a Modena nel 1961, diviene professionista dal 1985 al 1989 e sarà campione olimpico della cronometro a squadre nel 1984, insieme a Bartalini Giovannetti e Poli. Nel 1985, anno in cui passa tra i professionisti, vince la Montecarlo-Alassio davanti a Gianni Bugno. Nei quattro anni successivi non otterrà più vittorie nelle corse su strada, ma solo piazzamenti. Comincia quindi a dedicarsi al ciclocross. Nel 1989 divenne campione italiano di ciclocross, vincendo davanti al fratello Maurizio. Nel ‘90 decise di dedicarsi alla mountain bike, riportando alcune vittorie nazionali. Ancora a Carpi per ricordare la fondazione della Sezione Podismo, che nel’79 entrerà a far parte della Polisportiva Dorando Pietri. Artefici della iniziativa i signori Borghi, Medici, Cucconi e Righi. Per la stagione 1977 la Ferrari schiera ancora la 312 T2 che già nella precedente versione aveva perso la vistosa presa d’aria a periscopio che caratterizzava la 312 T. I piloti sono: Niki Lauda e Carlos Reutemann. Con tre vittorie e sei secondi il pilota austriaco vince il Mondiale con due Gran Premi di anticipo, a cui fa seguito il divorzio dalla Casa di Maranello. Nelle due ultime gare di Campionato, concluso con un totale di quattro vittorie e la terza Coppa Costruttori consecutiva, la Scuderia affianca a Reutemann il canadese Gilles Villeneuve. Se nelle auto, il cavallino rampante dispensa gioie, nel motociclismo dopo un 1976 pieno di allori, si resta con un pugno di mosche, sia nel Campionato Nazionale che nel Mondiale. Disco rosso per la nostra pallavolo, le squadre modenesi arrivano entrambe lontano dal podio che per diversi anni a venire, resterà un tabù per i nostri colori. Amarcord gialloblù tinto di malinconia, nell’anno in cui scompaiono diversi ex canarini; in primavera muore Luca Mariani, fondatore ed uno tra i primi giocatori del Modena nel lontano 1912. Nella sua casa di Crespellano si spegne l’avvocato Carlo Alberto Perroux, già presidente del Modena nel 1934 e di seguito, due colonne dal passato glorioso come Antonio Carnevali ed Iro Bonci. Da non dimenticare poi, la scomparsa di Renzo Orlandi, pioniere dell’industria e appassionato d’ippica. La stagione di calcio giocato, si conclude con una salvezza alquanto sospirata e conquistata all’ultimo respiro, nel match decisivo contro il Monza. I brianzoli cercano i due punti per salire in A, mentre i canarini hanno bisogno dell’intera posta per salvarsi dal baratro della C; è una battaglia in tutto e per tutto. Il microfono all’eroe del giorno Roberto Bellinazzi: «Arrivammo carichissimi, la nostra grinta fu il segreto di quel successo. Il Monza era una bella squadra composta da giovani talenti, ma forse un po’ inesperti. A pochi minuti dalla fine eravamo sull’1 a 1, quando su un cross dalla sinistra, la palla sporcata da un difensore finiì dalle mie parti; sparai un collo pieno, che, nonostante la deviazione dello stopper Michelazzi , gonfiò la rete… fine dell’incubo». Lo spavento è tale che si pensa ad una autentica rivoluzione. Il direttore sportivo Borea se ne va alla Sampdoria e viene sostituto da Giampiero Grevi; Bellotto, Geromel, Pirola, Manunza, Matricciani, Bellotto e Ferradini, partono per altri lidi. Gli arrivi sono numerosi e almeno sulla carta affidabili. La parola ancora all’inossidabile , quanto incedibile bomber: «La società era in difficoltà; vi furono cambiamenti importanti nella stanza dei bottoni, per un lungo periodo non furono pagati gli stipendi e questo non giovò ad una squadra composta da calciatori talentuosi, come Polentes, Righi, Bonafè, Albanese, Grosso e Vivani, ma che ormai, avevano imboccato il viale del tramonto, dopo una brillante carriera. Il primo a farne le spese fu l’incolpevole Pinardi. Più avanti arrivò mister Becchetti, che definirei pioggia sul bagnato! Poche idee, poca esperienza, poco dialogo. Iniziò a buttare nella mischia i ragazzini della Primavera, con la conseguenza, che la squadra andò alla deriva, giornata dopo giornata con rassegnazione». (continua) nMassimo Bartolamasi