Lo sport è tornato pesantemente a fare i conti con la pandemia. E il calcio in primis, con lo slittamento della ripresa a fine mese di tutti i campionati, dalla Serie B fino ai dilettanti. Solo la Serie A per ora resiste e tornerà in campo anche domani, fra veti delle Ausl e preoccupazioni del Governo, che sta di nuovo pensando di chiudere gli stadi al pubblico. Il pensiero è stato esposto in una telefonata dal premier Mario Draghi al presidente della Figc Gabriele Gravina: l’Esecutivo, senza usare toni da aut aut, ha chiesto di valutare una sospensione del campionato per un paio di settimane oppure di svolgere le partite a porte chiuse. Due ipotesi che al momento sono lontanissime dal pensiero della Figc, che conta di trovare una soluzione entro mercoledì 12, quando è previsto un vertice fra Governo, Regioni e istituzioni sportive. Dallo scorso 30 dicembre la capienza inizialmente prevista negli stadi e nei palazzetti al 75% è già stata ridotta per i timori della variante Omicron: ora quella prevista è al 50% con la soluzione dei posti a scacchiera per gli impianti all’aperto, appena il 35% di capienza per i palazzetti, due soluzioni che hanno prevalso sulla riduzione “alla francese” caldeggiata da una parte degli scienziati, che avrebbe permesso solo il tetto di 5mila spettatori in uno stadio. Da fine 2021 allo stadio si entra solo con il green pass rafforzato e indossando obbligatoriamente mascherine FFP2. Ma le immagini del turno di Serie A di giovedì 6, con gli spettatori spesso sprovvisti di mascherina, hanno allarmato l’Esecutivo che ora chiede anche al calcio di attivarsi.