Nessuna riapertura prima del 4 maggio. La cabina di regia fra Governo e Regioni ha dato esito negativo e il lockdown non si chiuderà in anticipo. La riapertura sarà dunque omogenea per tutta l’Italia, nonostante le richieste di alcuni governatori regionali di poter ripartire in alcuni comparti già pronti dal punto di vista della sicurezza dei lavoratori. Stefano Bonaccini aveva indicato in automotive, ceramica ed edilizia i settori pronti a rialzare le serrande già da questa settimana in regione, ma alla fine ha prevalso il parere contrario del ministro della Salute Speranza e di gran parte della task force governativa istituita per disegnare la fase-2. Manca infatti ancora la app con il tracciamento dei possibili contagiati per spegnere eventuali nuovi focolai e lo stesso Speranza ha pronto un piano di cinquemila assunzioni di medici e infermieri per potenziare i dipartimenti di igiene delle Asl, che avranno un ruolo cruciale nel controllare sul territorio l’infezione, togliendo peso dalle spalle degli ospedali. La task force di Colao ha pronto il piano della fase-2, che sarà reso noto entro il 25 aprile. Nelle linee tracciate le prime a riaprire saranno le industrie che dovranno seguire misure rigide: riprogrammazione delle filiere produttive in funzione del distanziamento sociale, chiusura dei reparti non indispensabili e delle mense, mascherine per tutti e turni di lavoro più brevi, sfruttando anche sabato e domenica, per evitare assembramenti anche sui mezzi pubblici di trasporto, a loro volta pronti a riprogrammarsi con distanze obbligatorie e limite massimo di persone consentito. Poi, dopo altre due settimane, quindi non prima del 18 maggio, toccherebbe alle attività commerciali, bar, ristoranti e forse stabilimenti balneari, sempre se i numeri del contagio rimarranno sotto controllo.