You’re simply the best. “Tu sei semplicemente il migliore”. Anzi, la migliore. Si è spenta nella sua casa sulle rive del lago di Zurigo all’età di 83 anni Anna Mae Bullock, in arte Tina Turner, regina indiscussa del Rock’nroll. Difficile trovare una storia come la sua. Una vita talmente piena di eventi, drammi, tragedie, violenza, ascesa, caduta e rinascita da sembrare scritta da uno sceneggiatore. Nata in Tennessee nel 1939, fin da bambina Tina dimostra di avere qualcosa che in pochi hanno: un talento raro, innato. Poi l’esordio, a soli 16 anni con il gruppo blues “Kings of Rhythm“. Da lì parte la sua scalata al successo, che l’ha portata a totalizzare ben otto Grammy nell’arco di una carriera lunga 60 anni, fino a confermarsi una delle più straordinarie performer mai apparse sui palcoscenici. Lo stesso Mick Jagger, che è stato un suo amico fraterno, ha sempre ammesso di averle “rubato” il modo di stare in scena. Questa è l’eredità che Tina lascia: quell’iconica collezione di parrucche che custodiva gelosamente, una bellezza da togliere il fiato e quella voce graffiante, inconfondibile, che ha scritto la storia della black music ma al tempo stesso perfetta per il pop da classifica. Perché lei è e sempre sarà una “It Girl”, seppur dietro le quinte la sua vita fosse tutt’altro che semplice, a partire dalla lunga malattia con cui ha dovuto fare i conti: l’ictus nel 2013, la diagnosi di tumore all’intestino nel 2016, l’ipertensione che le provocò un’insufficienza renale fino al trapianto dell’organo, nel 2017, donatole dal marito. Con la sua proverbiale sincerità, ha anche ammesso di aver pensato al suicidio assistito. Perché Tina era questa: una donna sincera, buona, empatica. Nella sua ultima intervista al The Guardian, alla domanda su come avrebbe voluto essere ricordata, rispose: “Come una donna che ha mostrato ad altre donne che è giusto lottare per il successo alle proprie condizioni. La vita è un’avventura piena e io abbraccio e accetto ogni giorno con ciò che porta». E anche su questo, Tina, sei la migliore.