Erano da poco passate le 20 del 19 marzo di 19 anni fa quando Marco Biagi, rincasando in bicicletta dalla stazione dei treni, trovò la morte di fronte a casa, in via Valdonica, nel centro di Bologna. Un attentato portato a termine delle Brigate Rosse che scelsero il 52enne giuslavorista dell’Università di Modena e Reggio per mandare un messaggio di terrore. Biagi, sposato con due figli, era consulente del Ministro Maroni e stava lavorando al cosiddetto “Libro Bianco”, una serie di norme che rimodulavano il mercato del lavoro, abrogando ad esempio l’istituto del lavoro interinale, che poi videro la luce nel febbraio 2003 col Governo Berlusconi in quella che comunemente è nota come “Legge Biagi”. Per quell’omicidio vennero poi condannati 5 brigatisti, con sentenze confermate anche in cassazione. Biagi da allora è sempre ricordato come esempio di indipendenza e impegno civile e in suo ricordo è nata la Fondazione omonima presso Unimore, mentre nel 2019 la Regione ha istituito una borsa di dottorato di ricerca intitolata alla sua memoria.