L’export in Emilia-Romagna è a segno meno. Boom di tabacco e prodotti farmaceutici a parte, “il rallentamento diventa arretramento”. A dirlo è l’Unioncamere regionale che ha fatto oggi il punto con i dati Istat sui primi tre mesi del 2020. Se la regione si conferma la seconda a livello nazionale per quota di export, l’effetto della pandemia c’e’, e lo si legge nel brusco -2,4% segnato tra gennaio e marzo rispetto al trimestre precedente. L’export nazionale, nello stesso periodo, ha mostrato una tendenza negativa leggermente piu’ contenuta, pari al -1,9%, mentre nelle regioni più colpite dal Covid la riduzione è stata più forte: -3% in Lombardia, -3,2% in Veneto e -5,8% in Piemonte. Il segno rosso emiliano-romagnolo non ha prevalso in tutti i comparti, visto che alcuni hanno registrato incrementi notevoli. Il principale contributo positivo e’ arrivato dall’export dell’aggregato delle altre industrie manifatturiere (+40,2%), dovuto a un incremento di quasi 2,5 volte delle esportazioni dell’industria del tabacco che rappresenta ora il 2,3% dell’export regionale. Ancora, le esportazioni dei prodotti farmaceutici sono aumentate del 41,8% e quelle dell’industria alimentare e delle bevande dell’11,3%. Risulta invece forte la caduta dell’export di mezzi di trasporto, della metallurgia, di apparecchiature meccaniche, elettriche e ottiche oscillanti tutte dal -8,6 al -9,8%.