È stato esattamente un anno fa. La firma dell’allora Premier Giuseppe Conte al Dpcm metteva l’intera Italia in lockdown. Prima c’erano state le zone rosse nel Lodigiano e a Vo’ Euganeo, poi in Lombardia e in altre regioni del centro nord; infine, la decisione che ha posto i modenesi e tutti gli italiani in una condizione mai vissuta prima. La chiusura totale, firmata il 9 marzo 2020 è diventata operativa l’11. Si potrà uscire unicamente con un’”autocertificazione” annunciava Conte, il documento per attestare che il motivo dello spostamento era giustificato da motivi di salute, lavoro o necessità, come per fare la spesa. Per il resto il divieto di uscire di casa era assoluto: per contenere un virus ancora sconosciuto, sono stati chiusi i negozi, le scuole, i ristoranti e vietati gli eventi pubblici. Sempre a marzo, un nuovo Dpcm, termine con cui i modenesi hanno dovuto famigliarizzare in fretta, ha chiuso le attività produttive non essenziali o strategiche, lasciando aperte solo le farmacie e i negozi di generi di prima necessità. Il messaggio, passato attraverso ogni canale di comunicazione era solo uno: “restate a casa”. “Questa è una vera guerra” scriveva Vasco Rossi sui social, lanciando a tutti i fan il monito a non uscire. Come lui altri artisti e personalità di spicco della nostra città fecero lo stesso. Il cuore di Modena si trasformò in un paesaggio da città fantasma. A fasi alterne il centro storico si sarebbe desertificato per un intero anno, ma quelli erano i primi giorni, e mai era apparso così vuoto. La Pasqua del 2020 si passò in lockdown totale, solo il 4 di maggio portò con sé un allentamento delle misure e la riapertura di molte attività. Oggi, esattamente un anno dopo, i modenesi speravano fosse tutto un amarcord, ma la lotta è tutt’altro che finita. Meno disarmati di prima, i cittadini sperano nella campagna vaccinale per la fine dell’incubo.