Un biglietto lasciato in cucina sulla credenza in cui Viliam Losi ha tentato di spiegare le ragioni di un gesto folle, disperato. “Non ce la faccio più” avrebbe scritto, prima di soffocare il figlio disabile Daniele e poi togliersi la vita colpendosi la gola con un coltello da cucina. Poche parole destinate all’altra figlia Sabrina che abita poco distante con la famiglia, in cui le chiede di stare vicino alla mamma Gabriella; proprio lei che ieri tornando a casa dopo essere andata a fare la spesa ha scoperto la tragedia. Gabriella era arrivata dall’Ungheria vari decenni fa aveva sposato Viliam e insieme avevano cresciuto Daniele, tetraplegico dalla nascita, e Sabrina. Viliam aveva 69 anni, ed era in pensione da quattro, negli ultimi tempi soffriva di depressione ma non era in cura. L’autopsia chiarirà se avesse assunto psicofarmaci prima di compiere l’insano gesto. Un gesto caduto come un fulmine a ciel sereno per tutti. Né gli operatori che seguivano Daniele né gli amici avevano avuto la minima avvisaglia che potesse compiersi una simile tragedia. Daniele sembrava stare bene nonostante il lockdown che gli aveva impedito di frequentare il centro diurno Emmanuel della cooperativa Nazareno. Tutti lo descrivono come un ragazzo solare e per quanto la sua situazione lo permettesse estroverso, aveva fatto parte anche dell’Orchestra Scià Scià, esibendosi al Festival delle abililtà differenti.