Un calo verticale dello smart working rispetto al 2020 e, nonostante il loro aumento, un forte gap delle ore lavorate nel confronto con i dati pre pandemia del 2019. Sono i principali elementi emersi da una ricerca dell’ufficio Studi della Lapam Confartigianato di Modena e Reggio Emilia, che ha analizzato l’occupazione nel primo semestre 2021 utilizzando un campione di 3.282 imprese a cui ha fornito il servizio paghe in modo continuativo dal 2019. In dettaglio lo smart working, utilizzato per il 2,5% delle ore lavorate nel primo semestre 2020, è calato del 26,2% nello stesso periodo del 2021 andando a coprire l’1,5% delle ore lavorate. In parallelo il ricorso agli ammortizzatori sociali, che durante il primo semestre 2020 hanno rappresentato il 23,2% delle ore lavorate, si è dimezzato nello stesso periodo del 2021. Per quanto riguarda la dinamica delle ore lavorate per dimensione d’impresa invece, se le medie e grandi hanno sostanzialmente recuperato i livelli occupazionali pre covid-19, nelle micro aziende con meno di 5 addetti (il 56,7% del campione) le ore lavorate sono cresciute del 15,7% nell’ultimo anno, pur restando inferiori del 18,9% rispetto a quelle dei primi sei mesi del 2019. “I dati delle piccole imprese- spiega il segretario generale Lapam Carlo Alberto Rossi- scontano soprattutto le chiusure obbligate delle imprese commerciali e di turismo e ristorazione che hanno sofferto di più e che, ora, non devono più vivere con il timore di essere nuovamente fermati”. “vaccinazioni e green pass – incalza Rossi – devono garantire la ripresa, altrimenti queste imprese non potranno reggere ad altri stop”.