Ancora nel pieno dell’emergenza Covid, gli operatori sanitari dell’Emilia-Romagna rischiano di vedere diminuire le loro buste paga. Perché i soldi non bastano per tutti, proprio a causa delle maggiori spese sostenute per la pandemia e per l’assunzione di nuovo personale. A denunciarlo sono i sindacati della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil che hanno avviato una raccolta firme per chiedere alla Regione di aprire un confronto. La mobilitazione, rivolta a circa 60.000 dipendenti del servizio sanitario regionale, prevede anche alcuni presidi di protesta il prossimo 9 aprile davanti a tutti i principali ospedali dell’Emilia-Romagna. Per le sigle il nodo della discussione riguarda la questione della contrattazione integrativa e delle risorse necessarie per poterla rendere realmente esigibile. La gestione dell’emergenza, con la crescita delle voci di spesa, unitamente all’ aumento delle assunzioni, segnalano i sindacati, ha provocato una diminuzione dello stipendio dei dipendenti del sistema sanitario regionale e alcune aziende hanno proposto di calare alcune voci  della contrattazione aziendale, ad esempio la quota di produttività. Con la raccolta firme Cgil, Cisl e Uil puntano a rivendicare l’apertura di un confronto che renda la contrattazione integrativa lo strumento per gestire l’organizzazione del lavoro, oltre che elemento centrale per la valorizzazione dell’impegno degli operatori della sanità.