Il percorso sarà graduale, ha assicurato il premier Mario Draghi, ma la strada è tracciata per quanto riguarda le pensioni: superata Quota 100, si tornerà al sistema ordinario disegnato dalla legge Fornero. Essa prevedeva due criteri per beneficiare del trattamento pensionistico: 67 anni per la vecchiaia o 42 anni e 10 mesi di contributi. Ma è su questo tema che si è incrinato il rapporto con i sindacati. Ieri sera, poco prima delle 20, il premier ha interrotto bruscamente l’incontro con le parti sociali, dicendo di avere un impegno. Ma il meeting è stato teso fin dai primi minuti. Troppe, secondo Draghi, le richieste dei leader di Cisl, Uil e Cgil, intenzionati a ottenere una riforma complessiva delle pensioni. Anche su altri temi non è stata trovata la quadra. Per le sigle, irritate dall’esito dell’incontro, pure le risorse per gli ammortizzatori sociali messe sul tavolo da Draghi sono largamente insufficienti per finanziare una vera grande riforma degli ammortizzatori sociali. Il numero uno della Cisl, Luigi Sbarra, al termine dell’incontro ha espresso “assoluta insoddisfazione” e ha aggiunto “il governo non ha parlato né di Quota 102 né di Quota 104. Ci ha anticipato e abbiamo apprezzato la proroga dell’Ape sociale, allargata ad altre categorie di lavori usuranti, pesanti e gravosi, ci ha anticipato che prorogherà ancora di un anno Opzione donna ma si è riservato di decidere”. I sindacati sono ora pronti a mobilitazioni e quindi a nuovi scioperi, anche alla luce del testo che sarà approvato domani in consiglio dei Ministri.