“Siamo lieti di annunciare l’imminente istituzione di un nuovo Istituto dell’Università delle Nazioni Unite (Unu) a Bologna, in Italia”. Con queste parole, contenute nella dichiarazione congiunta di tutte le realtà istituzionali coinvolte, e presentata oggi nel capoluogo emiliano, nasce l’Unu Institute on Big data and Artificial intelligence for managing human habitat change, il nuovo Istituto dell’Università dell’Onu su Big data e Intelligenza artificiale per la gestione del cambiamento dell’habitat umano. Sorgerà al Tecnopolo di Bologna andando a rafforzare vocazione e ruolo dell’Emilia-Romagna come centro d’eccellenza mondiale per ricerca, scienza, big data e Ia.
L’inizio delle attività è previsto entro metà del 2024: l’Istituto si propone di attrarre studenti e docenti da tutto il mondo. Utilizzerà supercalcolo, big data e intelligenza artificiale per studiare i cambiamenti dell’habitat umano indotti dal climate change con un’attenzione specifica ai problemi del Global South e alle trasformazioni sociali, economiche e culturali che derivano da urbanizzazione, migrazioni internazionali e interne, sfide e opportunità sociali ed economiche generate dall’innovazione tecnologica. Dinamiche che corrispondono a molti degli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile e assumono un interesse particolare riferite al Mediterraneo. La nuova Università Onu dovrà sviluppare attività innovative, intersettoriali e transdisciplinari di ricerca e istruzione superiore in una duplice prospettiva: la necessità di anticipare le conseguenze del cambiamento climatico su società e comunità umane; il ruolo che le nuove tecnologie, in particolare l’elaborazione ad alte prestazioni, possono giocare nella comprensione e nella valutazione di complessi problemi globali, grazie a potenti simulazioni e analisi di grandi quantità di dati. Insomma, a Bologna si farà ricerca (e istruzione di alta qualità) basata sui dati nel campo della sostenibilità e dei cambiamenti climatici, per fornire consulenza scientifica indipendente e sostegno alle politiche per lo sviluppo sostenibile globale e affrontare le sfide delle transizioni verdi e digitali.
L’istituto sfrutterà “tecnologie digitali all’avanguardia per aiutare a risolvere le pressanti sfide globali e promuovere una maggiore collaborazione internazionale”. La dichiarazione di Università dell’Onu, ministeri degli Esteri e della Ricerca, di Regione Emilia-Romagna e Università di Bologna è avvenuta nella sede della Bologna Business School, in occasione della due giorni di workshop che si concluderà domani “Towards a new Unu institute on Big Data and Artificial Intelligence for Managing Human Habitat Change” in cui esperti da tutto il mondo discutono obiettivi e priorità del nuovo Istituto, ricerche da attivare e opportunità per i talenti.
A presentare il documento e ad illustrare il progetto sono stati Tshilidzi Marwala, rettore dell’Università delle Nazioni Unite, Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca, Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, e Giovanni Molari, rettore dell’Ateneo di Bologna. Presenti anche gli assessori regionali Paola Salomoni e Vincenzo Colla, oltre a Matteo Lepore, sindaco di Bologna. Un videomessaggio è stato inviato da Maria Tripodi, sottosegretaria agli Esteri. Fu la Regione che, insieme al ministero degli Esteri, nel dicembre 2020 avanzò la proposta, accolta e ratificata nella 78esima seduta dal Consiglio dell’Università delle Nazioni Unite, a fine 2022, poi comunicata ufficialmente in una lettera al presidente Bonaccini dall’allora rettore Unu David M. Malone. La proposta di assegnare a Bologna l’Istituto, “dettagliata ed elogiata dal Consiglio di Unu”, ha considerato visione, obiettivi, risultati attesi e strategia di organizzazione a attuazione, tipologie di attività, budget, fino alla valutazione e alla rendicontazione. La scelta di Bologna è “voluta e strategica: il fiorente ecosistema di innovazione della regione, l’accesso a ricercatori illustri, strutture di supercalcolo e infrastrutture cloud offrono un ambiente ideale per il funzionamento dell’Istituto; sinergie dinamiche con le istituzioni locali, i partner del settore e la comunità amplificheranno l’impatto e l’influenza dell’Istituto”, recita il documento che suggella l’assegnazione. Il Governo italiano si è impegnato a stanziare, previa ratifica parlamentare dell’Accordo per la sede ospitante, 40 milioni di dollari per il Fondo di dotazione Unu, per garantire la sostenibilità a lungo termine dell’Istituto e facilitare iniziative future, nonché un contributo annuo condiviso con la Regione di 2,5 milioni di euro durante il primo decennio di attività dell’istituto. La Regione ha già stanziato le risorse per l’avvio della struttura e la gestione per i prossimi anni: cinque milioni di euro per il triennio 2023-2025, insieme a sei milioni che si aggiungono ai 40 milioni stanziati dal ministero degli Esteri per realizzare il complesso dell’edificio F2, futura casa -già in costruzione- del nuovo istituto dell’Università Onu all’ex Manifattura Tabacchi dove è sorto il Tecnopolo e dove sono già attivi il Data center del centro meteo europeo per le previsioni a medio termine e il supercomputer europeo Leonardo (infrastruttura gestita da Cineca che offre una potenza di calcolo senza precedenti in Italia: l’80% di quella italiana e oltre il 20% di quella europea). Il Tecnopolo ospiterà dal 2024 anche il ‘Decade Collaborative Center-DCC Coastal Resilience’ il Centro delle Nazioni unite per la resilienza delle coste ai cambiamenti climatici, finanziato dalla Regione con due milioni di euro. Il nuovo Istituto Unu, che avrà come partner istituzionale l’Università di Bologna e opererà nel contesto accademico che comprende tutti gli Atenei con sede in Emilia-Romagna potrà anche contare sul sostegno del Centro per la conservazione del patrimonio sostenibile (SHeC) dell’Università per Stranieri di Perugia e della Rete delle Cattedre Unesco del Mediterraneo. La dichiarazione di oggi evidenzia anche il ruolo strategico che assumerà l’Istituto, chiamato a cooperare con gli altri istituti Unu e le altre entità delle Nazioni Unite per fornire approfondimenti basati sui dati e catalizzare l’innovazione che può contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Al centro del lavoro ci saranno la collaborazione attiva e l’impegno con le istituzioni e i ricercatori del Sud del mondo, “per garantire che il lavoro dell’Unu risponda veramente alle diverse esigenze e aspirazioni delle nazioni e dei popoli di tutto il mondo”, in linea con lo spirito degli altri centri di ricerca sostenuti dall’ONU ospitati in Italia: International Centre for Theoretical Physics (ICTP), UNESCO’s The World Academy of Sciences (TWAS), Inter-Academy Partnership (IAP), e World Water Assessment Programme.