L’allarme sull’aumento dei contagi in Cina trainati da una nuova variante, la Gryphon, ha spinto l’Italia all’obbligo di tampone per chi viene dalla Repubblica Popolare. Sul tema della forte diffusione dei casi nel gigante asiatico, si terrà una riunione ad hoc dell’Unione Europea, fissata per il 4 gennaio. L’obbligo di test per chi arriva da Pechino è in realtà l’unica restrizione contenuta nell’ultimo decreto governativo sulla gestione della pandemia. Per il resto, la circolare del ministero ha fatto sparire l’obbligo di tampone in qualsiasi campo. Il documento specifica che per i casi che “sono sempre stati asintomatici e per coloro che comunque non presentano sintomi da almeno due giorni, l’isolamento potrà terminare dopo cinque giorni dal primo test positivo o dalla comparsa dei sintomi, a prescindere dall’effettuazione del test antigienico o molecolare”. Tolto anche l’obbligo di greenpass per l’accesso dei visitatori a strutture residenziali e socio-assistenziali e stop all’imposizione vaccinale per i lavoratori del settore sanitario. Eppure lo stesso Istituto Superiore di Sanità ha preparato azioni da mettere rapidamente in campo in caso di peggioramento repentino della situazione pandemica. Secondo l’ultimo bollettino settimanale, in Italia così come in Emilia-Romagna i casi di positività sono risultati in calo, anche se nella nostra regione sono aumentati i malati gravi, che hanno avuto bisogno di ospedalizzazione nelle terapie intensive. Nel caso di un rimbalzo dei contagi dovuto alla variante Gryphon, già arrivata in Italia, sono state predisposte normative che prevedono il ritorno dell’obbligo di mascherine al chiuso, smart working, meno assembramenti, più quarte dosi e un potenziamento della sorveglianza della trasmissione del virus.