Home Blog Pagina 9383

AI FERRI CORTI


    Quando le larghe intese stanno strette

    «Votiamo su Imu e Iva, poi urne»


      Adesso subito provvedimenti per il bene del Paese Ma per Berlusconi la convivenza con il Pd è finita

      Le scadenze


        Democratici, metà temono un Letta-bis


          Mentre il premier prega, Matteo Renzi sogna palazzo Chigi

          Più si avvicina il voto di fiducia, di domani mattina a palazzo Madama, più i democratici affilano le armi. Tra di loro ovviamente. Senz’altro è arrivata infatti la resa dei conti interna: con la crisi tutto si riapre. Letta sta preparando il rendez-vous di domani in modo da essere in grado di intercettare la presunta scissione del Pdl, mentre mezzo Pd questo esito lo teme, perché sa che potrebbe prolungare in maniera indefinita l’orizzonte di questo esecutivo. E si sa quanti detrattori delle larghe intese ci sono sempre stati nel Pd. Il fronte «governista» del Pd, ovvero lettiani e franceschiniani innanzitutto, prendono contatti continui con i «diversamente berlusconiani», sognando di traghettare 40-50 parlamentari Pdl dalla loro parte. Dal canto suo Matteo Renzi ha già scoperto le carte. Vuole le elezioni. Ma vuole farlo dopo aver strappato la leadership del partito. Tra i candidati, non è certo un mistero, ci sono proprio, in primis, Letta e Renzi. Proprio per questo le prossime mosse potrebbero segnare seriamente il futuro del Pd. Certo, è significativo che mentre i «governisti» sono molto cauti e preferiscano non fare dichiarazioni al riguardo, Massimo D’Alema invece abbia deciso di entrare a gamba tesa: «Se una parte rilevante di Pdl dovesse distaccarsi da Berlusconi allora questo dovrebbe essere considerato». Le parole di D’Alema, secondo un’iterpretazione maliziosa di qualche franceschiniano, rivelerebbero una chiara ostilità verso l’ipotesi di un Letta-bis.

          Il Pdl all’attacco della Regione


            Il Pdl punta il dito contro la Regione sulla ‘non-ricostruzione’. E lo fa usando le richieste di contributi presentate da cittadini e imprenditori. «Sul sito della Regione appare un comunicato trionfante – afferma Luca Ghelfi, portavoce del Pdl di Modena – delle cifre sul terremoto che parlano delle pratiche all’interno dei sistemi Mude e Sfinge. Sono 2700 le richieste ai Comuni, da sommare alle 2500 che i comuni hanno già depositato in Regione: su 500 e oltre richieste, solo 1600 per 162 milioni le ordinanza di contributo». Ma il dato più «preoccupante sono le solo 415 domande in Sfinge da parte delle imprese. Per soli 290 milioni. E soli 107 decreti di contributo per 47 milioni. La Regione ci informa di aver incontrato 550 imprese». E di fronte a questi numeri, l’assessore Muzzarelli dice che la macchina ‘comincia’ a ingranare. «A ‘soli’ 16 da sisma, cominciamo ad ingranare? – incalza Ghelfi -. Per non parlare della possibilità che una nuova ordinanza darebbe ai Comuni di assumere più personale per le pratiche: invece di diminuire la burocrazia, assumiamo nuovo personale, aumentandone i costi. Quello che appare fuori dalla Regione è che l’Emilia sia un esempio di ricostruzione: che dove invece è avvenuta, è stato per merito dei privati. Dei 6 miliardi promessi oggi sul territorio è arrivato poco. E questi numeri, venduti come un successo, lo certificano».

            TRA POST-SISMA E FUTURO


              La ricostruzione in mostra a Cesena


                In esposizione i progetti degli studenti di Architettura

                In pochi terribili secondi di violente scosse è imploso il campanile, è completamente crollato il tetto e franato l’abside, sono andati distrutti gran parte dei muri perimetrali, e sono state messe in pericolo preziose opere d’arte in essa ospitate. La chiesa parrocchiale di San Felice è così diventata dal maggio 2012 il simbolo della Bassa Modenese gravemente ferita dal sisma. Ma ora, a sedici mesi di distanza, le (poche) parti sopravvissute alla furia sono diventate l’emblema della rinascita verso un futuro di speranza. Lo storico edificio religioso – di cui si fa una prima menzione in un documento dell’anno 1081 – è infatti ora al centro di una importante mostra allestita nella Chiesa dello Spirito Santo di Cesena e realizzata dall’Università di Bologna. Come da tradizione ormai consolidata, il corso di laurea magistrale in Architettura ospita ogni anno due visiting professor affidando loro il laboratorio di progettazione del terzo anno, concludendo lo scambio culturale con una mostra monografica dedicata alla loro opera. Quest’anno l’invito è stato rivolto a Bernd Albers e Jonathan Kirschenfeld, due architetti di primo piano che continuano la tradizione della scuola berlinese da una parte e della scuola di Aldo Rossi dall’altra. Il tema che è stato richiesto agli archistar ospiti riguarda la progettazione di alcune parti del territorio emiliano colpiti dal sisma del 2012. E, in particolare, la riprogettazione della chiesa parrocchiale di San Felice sul Panaro. Essa è diventata dunque la rappresentazione della ricostruzione post-terremoto, tema che molti corsi stanno affrontando ad Architettura. La mostra è stata inaugurata martedì scorso e chiuderà il 13 ottobre. «Si articola in due sezioni parallele dedicate a ciascuno dei due architetti, composte ognuna di pannelli in cui si raccolgono fotografie e disegni delle opere costruite e dei concorsi», spiegano dall’Università. Come si può osservare dalle immagini pubblicate in esclusiva in queste pagine, sono una decina i progetti realizzati dagli universitari. Una premessa è d’obbligo: chi si aspetta di rivedere tra i disegni la chiesa perduta rimarrà fortemente deluso. Nelle tavole esposte è infatti pressochè impossibile scorgere le forme ma anche i colori dell’edificio religioso crollato. Quello che viene proposto è un salto nella contemporaneità, senza alcuna nostalgia stilistica per il passato. Facciate lisce e senza colonne, colori grigi e sabbia molto lontani dall’arancione e dal giallo ‘originali’, campanile in molte tavole addirittura inesistente. Interni spogli, molto freddi. «Pochissime chiese potranno tornare come prima» aveva sentenziato nei mesi scorsi il ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, a Carpi durante il convegno ‘A sei mesi dal sisma’. E così sarà. Sotto le macerie è un po’ come se dunque fosse rimasta sepolta una parte dell’identità religiosa – e non solo – delle nostre terre. Ma questo non è (più) il tempo delle lacrime. È il tempo di ripartire spediti verso il futuro. E il futuro passa anche dalle nuove chiese, profondamente diverse nell’architettura ma non nei simboli e nei significati che dovranno continuare a donare alle nostre comunità. nLuca Soliani

                1


                  Il Brescia si affida a Bergodi


                    Il Brescia ha affidato la conduzione tecnica della prima squadra a Cristiano Bergodi. E’ quanto la società lombarda. L’ex allenatore del Modena prenderà così il posto di Gigi Maifredi, che ha guidato il Brescia nella trasferta di Latina, in attesa della nomina del nuovo tecnico dopo la rescissione del contratto con Giampaolo.

                    SOCIAL

                    13,458FansMi piace
                    214FollowerSegui
                    100IscrittiIscriviti