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POLITICA IN MOVIMENTO


    La II Repubblica in declino anche a Modena

    Congressi dem? Mancano solo 10 giorni


      Gli aspiranti alle segreterie provinciali non hanno molto tempo per riflettere, sempre che la crisi di Governo non faccia saltare il congresso Pd. Il termine per la presentazione delle candidature è infatti fissato per le 20 dell’11 ottobre. Le assemblee congressuali democratiche dovrebbero invece svolgersi tra il 14 ottobre e il 6 novembre. I tempi dei congressi locali sono stati discussi ieri a Bologna nel corso di un incontro tra il segretario regionale Stefano Bonaccini e i segretari provinciali e i loro responsabili organizzativi. A breve è prevista anche una direzione regionale sul congresso, che dovrebbe essere fissato per il 4 ottobre. Per il provinciale di Modena i diversi candidati in lizza si sono ritirati. L’unico ancora in campo è l’assessore comunale di Modena Antonino Marino, ma difficilmente farà una corsa in solitario. Si attendono gli altri candidati.

      Attenzione, partiti alla deriva


        Le elezioni nazionali e locali stanno provocando delle faglie anche nelle formazioni modenesi

        Cristina Ceretti, assessore in Provincia Una poltrona a tempo determinato


          E’ Cristina Ceretti, 40 anni, funzionario della Regione, il nuovo assessore provinciale alla Formazione professionale e Mercato del lavoro, Istruzione e Politiche giovanili. Sostituirà Francesco Ori, che come preannunciato da oggi lascia l’incarico per impegni professionali. Ori torna al lavoro abbandonando anche la corsa alla segreteria provinciale. Ceretti laureata in Filosofia, attualmente lavora all’Assemblea legislativa della Regione come addetta stampa, comunicazione e web del gruppo Pd. Dal 2005 al 2010 è stata presidente del Centro Internazionale di Studi Giovanni Pico della Mirandola e dal 2004 al 2008 assessore alla Pubblica istruzione, Cultura e pari opportunità del Comune di Mirandola. Ora è consigliere comunale a Mirandola. Il presidente della Provincia di Modena, Emilio Sabattini, ha ringraziato Cristina Ceretti «per la disponibilita ad assumere deleghe in settori così delicati e strategici che, in questo momento di crisi e con l’emergenza terremoto, occorre presidiare e governare fino l’ultimo giorno della legislatura». Un incarico a tempo molto determinato visto che la legislatura in Provincia si conclude tra pochi mesi. Se Ceretti – cattolica e area lettiana – ha detto si alla proposta di Sabattini, nei giorni scorsi il renziano Stefano Rimini – sostenitore della Maletti – aveva rifiutato la proposta. Insomma all’interno del partito democratico si è frenata la corsa alle poltrone come dimostrano altri recenti abbandoni come quello del sindaco di Soliera Giuseppe Schena che non correrà al secondo turno o l’ex assessore comumale di Modena Daniele Sitta che ha lasciato la poltorna comunale per andare a lavorare in una cooperativa. Un fuggi fuggi.

          I proclami del comico


            ROMA – Beppe Grillo ce l’ha fatta a tornare in Rai. Dopo un blitz a viale Mazzini al termine del quale il comico ha incontrato il dg Luigi Gubitosi insieme al presidente della commissione di Vigilanza Roberto Fico. L’occupazione è valsa l’occasione per dire che «non patteggiamo», ovvero ribadire la netta chiusura a ogni ipotesi di partecipazione al governo e alla maggioranza.

            AI FERRI CORTI


              Quando le larghe intese stanno strette

              «Votiamo su Imu e Iva, poi urne»


                Adesso subito provvedimenti per il bene del Paese Ma per Berlusconi la convivenza con il Pd è finita

                Le scadenze


                  Democratici, metà temono un Letta-bis


                    Mentre il premier prega, Matteo Renzi sogna palazzo Chigi

                    Più si avvicina il voto di fiducia, di domani mattina a palazzo Madama, più i democratici affilano le armi. Tra di loro ovviamente. Senz’altro è arrivata infatti la resa dei conti interna: con la crisi tutto si riapre. Letta sta preparando il rendez-vous di domani in modo da essere in grado di intercettare la presunta scissione del Pdl, mentre mezzo Pd questo esito lo teme, perché sa che potrebbe prolungare in maniera indefinita l’orizzonte di questo esecutivo. E si sa quanti detrattori delle larghe intese ci sono sempre stati nel Pd. Il fronte «governista» del Pd, ovvero lettiani e franceschiniani innanzitutto, prendono contatti continui con i «diversamente berlusconiani», sognando di traghettare 40-50 parlamentari Pdl dalla loro parte. Dal canto suo Matteo Renzi ha già scoperto le carte. Vuole le elezioni. Ma vuole farlo dopo aver strappato la leadership del partito. Tra i candidati, non è certo un mistero, ci sono proprio, in primis, Letta e Renzi. Proprio per questo le prossime mosse potrebbero segnare seriamente il futuro del Pd. Certo, è significativo che mentre i «governisti» sono molto cauti e preferiscano non fare dichiarazioni al riguardo, Massimo D’Alema invece abbia deciso di entrare a gamba tesa: «Se una parte rilevante di Pdl dovesse distaccarsi da Berlusconi allora questo dovrebbe essere considerato». Le parole di D’Alema, secondo un’iterpretazione maliziosa di qualche franceschiniano, rivelerebbero una chiara ostilità verso l’ipotesi di un Letta-bis.

                    Il Pdl all’attacco della Regione


                      Il Pdl punta il dito contro la Regione sulla ‘non-ricostruzione’. E lo fa usando le richieste di contributi presentate da cittadini e imprenditori. «Sul sito della Regione appare un comunicato trionfante – afferma Luca Ghelfi, portavoce del Pdl di Modena – delle cifre sul terremoto che parlano delle pratiche all’interno dei sistemi Mude e Sfinge. Sono 2700 le richieste ai Comuni, da sommare alle 2500 che i comuni hanno già depositato in Regione: su 500 e oltre richieste, solo 1600 per 162 milioni le ordinanza di contributo». Ma il dato più «preoccupante sono le solo 415 domande in Sfinge da parte delle imprese. Per soli 290 milioni. E soli 107 decreti di contributo per 47 milioni. La Regione ci informa di aver incontrato 550 imprese». E di fronte a questi numeri, l’assessore Muzzarelli dice che la macchina ‘comincia’ a ingranare. «A ‘soli’ 16 da sisma, cominciamo ad ingranare? – incalza Ghelfi -. Per non parlare della possibilità che una nuova ordinanza darebbe ai Comuni di assumere più personale per le pratiche: invece di diminuire la burocrazia, assumiamo nuovo personale, aumentandone i costi. Quello che appare fuori dalla Regione è che l’Emilia sia un esempio di ricostruzione: che dove invece è avvenuta, è stato per merito dei privati. Dei 6 miliardi promessi oggi sul territorio è arrivato poco. E questi numeri, venduti come un successo, lo certificano».

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