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Il Guercino autentico


    Un capolavoro ritrovato o un’opera di altro artista?


      Dubbi sul presunto dipinto di Guercino ospite a Palazzo Ducale

      Guercino o non Guercino? È stato presentato trionfalmente come il Guercino ritrovato dopo secoli di oblio, sebbene a guardarlo si abbia l’impressione che il pennello del maestro centese possa essersi posato solamente nella figura femminile del dipinto Giuseppe e la moglie di Putifarre. E forse non è un caso che i curatori dell’esposizione abbiano scelto di mettere proprio quest’ultimo personaggio nel materiale illustrativo di un evento che ha annunciato urbi (stavolta Modena, non Roma) et orbi il rinvenimento di un capolavoro finora sconosciuto riconducibile alla mano di Giovan Francesco Barbieri, meglio noto come Guercino a causa di uno strabismo accentuato, nativo di Cento e artista di punta della corte estense modenese capitanata dal duca Francesco I d’Este. Ci sembra, infatti, che proprio lì, se l’opera è in qualche modo riferibile al maestro, si possa riconoscere il suo contributo, sull’acconciatura ornata e lucida della donna senza nome del libro della Genesi, sull’incarnato del décolleté, sul panneggio morbido e bianco della tunica, sulle pieghe armoniose del corpetto e della manica. Perché, lo confessiamo, a occhio nudo, seppur a un occhio non esperto e titolato qual è il nostro, le altre parti del dipinto appaiono decisamente meno raffinate rispetto agli esiti che conosciamo del Guercino, e specie l’altra figura presente, quella del giovanetto Giuseppe, indurito in una chioma che decisamente non ce la fa ad assorbire i tocchi di luce per diventare ondosa e verosimile, e in un’ombreggiatura che scolpisce più che dipingerne il volto accigliato. Per quanto riguarda noi ci fermiamo qui, al suggerimento volatile, appunto, di un’impressione, dal momento che non abbiamo (e non ci arroghiamo) eventuali crediti da spendere a favore o meno di questa annunciata autografia. Ci sta, del resto, che anche un pittore del calibro di Guercino sia umanamente incappato in un periodo di luna storta nel quale non tutto gli veniva bene, e che dunque anch’egli tenesse in cantina qualche pezzo non riuscito del tutto, non come avrebbe voluto (stesso pezzo che oggi, magari, non documenta la sua altissima produzione in un grande museo del pianeta, ma piuttosto nel salotto di una collezione privata…). Tuttavia, osservando l’altro dipinto di identico soggetto ma, questo sì, di sicura e indiscussa autografia guercinesca, il Giuseppe e la moglie di Putifarre conservato alla National Gallery of Art di Washington, le differenze di stile e di risultato appaiono abissali oltre che macroscopiche. Malgrado sia poi onesto dire che il presunto Guercino oggi esposto e visibile all’interno della Sala dello Stringa (Francesco Stringa, altro notevolissimo pittore della scuderia di Francesco I d’Este e sovrintendente alle collezioni ducali) del Palazzo Ducale di Modena sia molto più piacevole dal vero che nelle riproduzioni fotografiche distribuite, e di certo realizzate con i migliori strumenti. Rumors circolanti nell’ambiente storico-artistico sia locale che extracittadino preferiscono riferire quest’opera alla mano di Matteo Loves, collaboratore fiammingo di Guercino, molto attivo a propria volta presso la corte estense modenese a cavaliere della metà del Seicento, invece che alla mano sublime del maestro. Vero è che l’attribuzione al Barbieri ha il sostegno di un campione della storia dell’arte quale Nicholas Turner, universalmente considerato l’erede di Sir Denis Mahon, a propria volta un gigante degli studi guercineschi; e che l’esposizione nel Palazzo Ducale di Modena ne avalla l’antico ambiente di riferimento (e quindi di provenienza) individuandolo, così come recitano anche i sottotitoli dei manifesti di mostra e del catalogo, in quella corte di Francesco I d’Este che nel Palazzo Ducale di Sassuolo, sua dimora amatissima, teneva quel sicuro e splendido Guercino che è il Marte, Venere e Cupido lì recentemente riportato e lì tuttora visibile. Per orientarci meglio in una questione tanto delicata e appassionante, e che come tutte quelle di tal genere conosce sostenitori e detrattori, abbiamo chiesto a Federica Gasparrini, curatrice dell’esposizione insieme con Turner, quali prove abbiano raccolto a sostegno di tale (e tanta!) autografia, e a Massimo Pulini, esperto di Guercino, un parere in merito (a pag.6). Ci permettiamo solo di rilevare, concludendo, che se anche l’opera fosse da ricondurre al mestiere di Matteo Loves e non al genio illustre di Guercino, il suo ritrovamento e la segnalazione al pubblico sarebbero stati comunque importanti giacché a oltre trecento anni di distanza qualsiasi scoperta di un dipinto riferibile al contesto estense modenese, alla ricchezza della corte, alle collezioni ducali o comunque alle maestranze a servizio dei sovrani è un’acquisizione di altissimo valore, utile a incrementare le testimonianze circa l’incessante attività di committenza degli Este, nonché di Modena quale capitale di arte e di cultura nell’Europa del XVII secolo. Peraltro il Loves poté essere autore di svariate copie di ritratti ducali volute da Francesco I, tra cui senza dubbio le due in cui figurano il duca medesimo e la sua prima moglie, Maria Farnese. Dunque la Zanasi Foundation sarebbe stata ugualmente la proprietaria di un cimelio da esporre con orgoglio. nRoberta Iotti

      Piscina, tre veneti si fanno avanti nel segno di Vasco


        Pronti all’acquisto della struttura con il locale dove cominciò il rocker

        ZOCCA – Da tempo la piscina è un problema per il Comune di Zocca. Tanto la gestione quanto l’alienazione della struttura si è rivelata molto complessa, tanto che la proprietà fa ancora capo all’ente. Ed ecco che a farsi avanti, proprio per l’acquisto della nuda proprietà, sono tre imprenditori veneti, della provincia di Venezia per l’esattezza, i quali vorrebbero partecipare alla prossima asta. Ma cosa spinge tre professionisti della Laguna a spingersi fino a Zocca per acquistare una struttura come questa? «La grande passione per Vasco Rossi che qui è nato e che, da oltre trent’anni, ci regala i più bei pezzi di musica rock che il nostro bel Paese ci abbia potuto dare» risponde il portavoce dei tre, Enrico Carlotto. «Riteniamo che la struttura possa, una volta adattata alle nostre esigenze, essere utilizzata in modo concreto e completo, sia dai residenti di Zocca e province limitrofe (Modena, Bologna, Reggio Emilia), che dai tanti fan di Vasco che spesso si ritrovano a percorrere centinaia di chilometri per venire a farsi una foto davanti alla sua abitazione. Certo, a Zocca non mancano i ritrovi storici dei fans di Vasco, ma riteniamo che questa struttura (che in passato era la sede del Punto Club, il cui nome si riconduceva alla Punto Radio, ‘culla’ di Vasco), opportunamente riordinata, possa essere un valore aggiunto in uno splendido paesino di montagna dove la gente è laboriosa e cordiale, proprio come noi veneti». I tre imprenditori, che lavorano comunque nel campo immobiliare, hanno già incontrato il sindaco Balugani che ha, ovviamente, valutato positivamente l’interesse nei confronti di un acquisto e visitato la struttura. Si deve certamente attendere l’uscita del bando d’asta, ma, fatte le opportune valutazioni, è quasi certo che ci sarà la proposta e l’invio del progetto anche dai tre imprenditori fan di Vasco. «Ci impegneremo con l’amministrazione comunale di Zocca, nel caso andasse tutto bene e ci aggiudicassimo noi il bando d’asta, ad operare nella nuova struttura con personale esclusivamente locale o, comunque, della provincia. C’è la volontà – concludono – di utilizzare la struttura anche nei periodi invernali, dedicandola ad attività socialmente utili». Chissà che nel futuro prossimo, non cominci a delinearsi un filo diretto Venezia-Zocca. nBeatrice Ceci

        I NODI DI SERRA


          Il caso portato alla ribalta da Report

          Casa Fenocchi, cambia il giudice E così il processo slitta a febbraio


            Ma il Comune avvia la revisione dei titoli edilizi

            SERRAMAZZONI – Di rinvio in rinvio su Casa Fenocchi: oltre al caso Report che ha visto venerdì slittare la prossima udienza in merito all’8 aprile 2016, anche per quello meramente urbanistico bisognerà aspettare per entrare nel merito della questione. Ieri infatti si è tenuta l’attesa udienza con cui si sperava di poter aprire la fase dibattimentale con l’ascolto dei primi testi, ma tutto si è risolto in pochi minuti perché in apertura il giudice Cermaria ha letto una comunicazione del presidente del Tribunale secondo cui per esigenze di riorganizzazione della sezione il processo viene affidato al giudice Cortelloni. Questo significa ovviamente rinvio, nello specifico alla data del 4 febbraio 2014. Altri quattro mesi dunque, e peraltro per febbraio non sono stati nemmeno convocati i testimoni: si discuterà solo della costituzione di parte civile del Comune di Serramazzoni, ammessa il 25 marzo a seguito dell’incalzante richiesta dell’avvocato Di Credico. Per entrare nello specifico, bisognerà ancora attendere l’udienza successiva. Palpabile la delusione dell’accusa, che ieri contava in un avvio ‘vero’ del processo, tanto che erano presenti all’udienza anche i testimoni del pm Graziano, tra cui Francesca Ragusa, che denunciò il caso a Report: «Amareggiata? No – ha commentato – potrei dire quasi che me l’aspettavo una cosa così, ormai guardo la vicenda senza illusioni. I termini di prescrizione non sono lontani: questo chiaramente va tutto a favore della difesa, che mi pare abbia preso malissimo l’intenzione del Comune di costituirsi parte civile. Comunque, sapremo fare valere le nostre ragioni». Il Comune, con la giunta Rubbiani, sta andando giù deciso sulla vicenda, che non vuol dire solo costituzione di parte civile e richiesta danni. L’amministrazione infatti ha appena disposto la revisione di tutti i titoli edilizi rilasciati in merito quando era responsabile dell’Ufficio Enrico Tagliazucchi. Una verifica accurata delle licenze, insomma, per vederci ben chiaro. E perché, lo ricordiamo, c’è sempre in ballo anche un procedimento amministrativo sulla vicenda in cui il Comune, come disposto dalla giunta Ralenti, aveva sempre difeso a spada tratta la legittimità dei titoli edilizi. Ora invece ha tutt’altro indirizzo, costituendosi sull’altro fronte parte civile con Rubbiani. Il che può creare quella «situazione estremamente complessa dal punto di vista tecnico» di cui si parlava nell’udienza di marzo. Inevitabile quindi che si vada a vedere cosa il Comune ha voluto fin qui difendere, per poi magari smettere di farlo e parlare con una voce unica ‘di attacco’ per quanto successo nell’ambito della ristrutturazione che ha portato alla costruzione di una palazzina al posto di un vecchio rustico in un contesto ambientale di pregio. Fatti per cui sono finiti sul banco degli imputati lo stesso Tagliazucchi, (l’ex dirigente coinvolto anche in altri procedimenti), il geometra Enrichetta Giacobazzi (sua collaboratrice nel Settore tecnico) e l’ingegner Adriano Vandelli, legale rappresentante della Cooprocon Coop. Si vedrà, intanto c’è la certezza di questo rinvio con cui ci si avvicina ulteriormente ai termini di prescrizione, che in questo caso dovrebbero scadere ad aprile 2015. E’ anche vero comunque che con questa data non ci si gioca tutta la partita. nDaniele Montanari

            Vigile condannato per arresto illegale va in Cassazione a spese del Comune


              Nel 2005 ammanettò per errore una persona innocente, oggi, dopo le condanne in primo grado e in appello. ricorre in Cassazione a spese del Comune. La vicenda riguarda un agente della polizia municipale modenese che durante una operazione antidroga, in pattuglia con un collega, individuò due giovani, un italiano e uno straniero, apparentemente impegnati a scambiarsi la merce. All’arrivo dei vigili il giovane straniero si diede alla fuga mentre l’altro venne ammanettato. Inutile si rivelò l’inseguimento degli agenti per prendere lo straniero in fuga: l’uomo non venne raggiunto e addosso all’arrestato non venne trovata droga. L’operazione si concluse con un nulla di fatto ma il giovane italiano coinvolto nell’episodio decise di denunciare i vigili per arresto illegale. L’agente della municipale che aveva inseguito il fuggitivo venne assolto mentre fu condannato quello che aveva fisicamente ammanettato il giovane fermato. La condanna fu confermata anche in appello grazie ad una testimonianza e ora il vigile ricorre in Cassazione. In caso di conferma di condanna il Comune di Modena, che ora patrocina gratuitamente il caso, si rivarrà sul dipendente per le spese legali. La vicenda ricorda quella del febbraio 2012, nella quale un’operazione della polizia municipale di Sassuolo, condotta a Modena, dove per errore due persone rimasero per sbaglio coinvolte nel blitz e si videro puntare addosso anche una pistola, poiché scambiati per malviventi.

              Fatture false, truffa da 10 milioni


                Coinvolti due laboratori tessili di Carpi e Cavezzo

                Niente domiciliari per Giovanni Nebbioso, il 50enne che giovedì scorso ha ucciso con sei colpi di pistola Lorenzo Burani, 38 anni, al culmine di una lite per futili motivi. Il gip Eleonora Pirillo ha infatti respinto la richiesta avanzata dal difensore di Nebbioso, l’avvocato Annalisa Tironi: una delle due sorelle dell’uomo, che vivono a Napoli, si era detta disponibile ad ospitarlo, ma il giudice ha valutato irricevibile la proposta, almeno per il momento. Così come per ora non verrà disposta alcuna perizia psichiatrica, chiesta sempre dal legale del 50enne. Nebbioso, che si è detto pentito, resta dunque in carcere, a meditare su quanto accaduto quella maledetta sera, quando accecato dalla rabbia ha sparato all’amico del proprio coinquilino, al quale la vittima stava dando una mano per traslocare. La versione fornita dall’uomo la sera stessa dell’omicidio davanti al pm Katia Marino, che coordina l’inchiesta condotta dai carabinieri, è stata confermata ieri mattina di fronte al gip Pirillo nel corso dell’udienza di convalida. Secondo quanto dichiarato dall’arrestato, quella sera Burani si trova a casa di Nebbioso, per aiutare l’amico Alessandro Pica, il pensionato coinquilino del 50enne, a traslocare. Proprio il trasloco sarebbe stata la causa scatenante di quella lite. Nella discussione tra i due coinquilini si intromette Burani, che, sempre secondo la ricostruzione dell’assassino, lo apostrofa con parole pesanti inerenti la sua situazione economica. La sera successiva i due si rivedono, tornano a litigare, in maniera anche più pesante. Infine, intorno alle 22, l’epilogo: mentre Burani fa su e giù per le scale portando gli scatoloni con dentro gli effetti personali di Pica, Nebbioso lo attende sul pianerottolo e gli scarica addosso sei colpi, quasi tutti mortali. Poi si consegna ai carabinieri: «Sono Giovanni Nebbioso, ho appena sparato ad una persona. Venitemi a prendere». Ieri pomeriggio intanto nei laboratori di Medicina Legale del Policlinico si è svolta l’autopsia sul corpo di Lorenzo Burani: gli esiti dovrebbero essere disponibili già oggi. nDaniele Franda

                In breve dalla città


                  7 patenti ritirate dalla Stradale E’ stata una notte di controlli quella tra venerdì e sabato per la Polizia Stradale: sette le patenti ritirate per guida in stato di ebbrezza nel posto di blocco in via Emilia Ovest, effettuato allo scopo di prevenire le stragi del sabato sera La Polizia celebra il suo Patrono E’ stata celebrata ieri mattina in Duomo la messa in onore di S. Michele Arcangelo, Patrono della Polizia di Stato. Al termine della cerimonia, il questore Oreste Capocasa (nella foto) ha ringraziato gli operatori della Polizia «per l’opera quotidiana svolta con impegno e sacrificio a favore dell’intera comunità»

                  Sospetta meningite in un asilo Bambino di 4 anni ricoverato


                    Le sue condizioni sono buone. Scatta la profilassi per genitori e alunni

                    Nebbioso si pente Ma resta in carcere


                      Un bambino di 4 anni si trova ricoverato al Policlinico per una sospetta meningite batterica. Le condizioni del piccolo, che frequenta una scuola dell’infanzia della prima periferia di Modena, sono buone: stamattina è stato sottoposto agli esami necessari per accertare le possibili cause e alle terapie necessarie in questi casi. Come previsto dai protocolli sanitari, in poche ore, è stato attivato il protocollo previsto per la tutela della salute delle persone che sono entrate in contatto con il bambino. Il Servizio Igiene Pubblica e la Pediatria di Comunità del Distretto di Modena si sono attivati immediatamente per la ricerca dei possibili contatti a rischio, che avranno la possibilità di effettuare la profilassi antibiotica. In particolare, sono stati individuati i contatti a rischio nell’ambito scolastico e nella sfera delle amicizie, informando le relative famiglie e il personale. Gli interventi di profilassi, fa sapere l’azienda ospedaliero-universitaria, saranno completati entro un paio di giorni. Se la primissima diagnosi verrà confermata, si tratterebbe di un nuovo caso di meningite dopo quello del maggio scorso, quando un bambino di 10 anni venne ricoverato al Ramazzini di Carpi. La meningite, causata da un batterio, il meningococco, si presenta con sintomi ben precisi, caratterizzati da febbre, rigidità del collo e alterazioni dello stato mentale. Il contagio può avvenire soprattutto in luoghi chiusi, respirando le goccioline emesse a breve distanza da una persona malata o portatrice sana, mentre il periodo d’incubazione è compreso tra 2 e 10 giorni. L’Azienda Usl di Modena si è messa a disposizione dei cittadini per fornire eventuali ulteriori informazioni: si suggerisce di contattare, nei giorni feriali, il Servizio di Igiene Pubblica. (da.fra.)

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