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Prospettive e strategie


    Il futuro del Paese

    Pdl, 16 novembre Consiglio nazionale


      Ci si avvia in anticipo al passaggio ufficiale a Forza Italia Ma intanto resta aspro il dibatto sulla decadenza del Cav

      E’ ufficiale: il Consiglio nazionale del Pdl che sancirà definitivamente il passaggio a Forza Italia è stato convocato per il 16 novembre. Silvio Berlusconi ha firmato la convocazione. Con un netto anticipo, visto che la data iniziale era prevista per l’8 dicembre. L’ordine del giorno prevede l’apertura dei lavori con la relazione del presidente Berlusconi e a seguire adempimenti conseguenti l’Ufficio di presidenza del 25 ottobre. Intanto, ieri, per il partito è stata un’altra giornata agitata, segnata ancora dal dibattito sulla decadenza. Per il presidente del Senato Pietro Grasso, infatti, non sussistono i presupposti per invalidare il voto della Giunta per le elezioni, come chiesto dal Pdl. La questione dunque, spiegano fonti della presidenza del Senato, è chiusa e non ci sarà un nuovi consiglio di presidenza per valutare la violazione delle norme e del segreto della camera di consiglio della Giunta dopo i post del senatore Cinque stelle Vito Crimi. Violazione che, per il Pdl, avrebbe dovuto invalidare il voto favorevole alla decadenza della Giunta per le immunità. Per tutta risposta, dunque, Pdl e Lega hanno lasciato i lavori, facendo così mancare il numero legale e impedendo alla seduta di concludersi regolarmente. Ma, sempre sulla decadenza, si consuma anche il dibattito interno al partito. «Se il Pdl-Forza Italia – ha dichiarato Sandro Bondi – si avvia a diventare un partito di correnti, animosamente contrapposte sulla base di ragioni di puro potere, e se la prospettiva è quella di accettare supinamente, pur con qualche vibrante dichiarazione di facciata, la decadenza di Berlusconi dal Parlamento, oltre al fatto di dover votare a qualunque costo una legge di stabilità che contribuirà a peggiorare la crisi e la sofferenza di tutti gli italiani, personalmente dopo tanti anni di onesto impegno non potrò approvare e riconoscermi in queste scelte».

      Più donne nella municipale? Ecco i corsi di bon ton di genere


        Nel Comune di Modena le donne dominano. Il sindaco è uomo – Modena ha visto due prime cittadine: Alfonsina Rinaldi e Mariangela Bastico – ma negli uffici il 75% delle scrivanie è al femminile, con punte del 100% nei servizi alla persona. Le proporzioni cambiano però tra i dipendenti in divisa: le donne sono il 40% degli effettivi del corpo della polizia municipale. E lì dove sono in minoranza numerica, non a caso, parte il primo corso, organizzato dal Comune, per migliorare le relazioni tra uomini e donne. Pillole di bon ton e pari opportunità affinchè si coltivi il massimo rispetto tra i generi. Non si pretenderà il baciamano obbligatorio all’entrata in servizio delle donne, ma se si è organizzato il corso vuol dire che non tutto filava liscio tra colleghi e colleghe della municipale. Nella nota stampa comunale che annuncia il particolare progetto si spiega l’obiettivo del seminario: «Imparare a rapportarsi meglio con i compagni di lavoro dell’altro genere che siano colleghi di pari o diverso grado». E se le lezioni saranno utili il prossimo anno di rispetto ed educazione si parlerà ai dipendenti dell’area tecnica dove il rapporto tra uomini e donne è vicino a quello della municipale. Più maschi, più necessità di bon ton. Almeno secondo l’assessore alle pari opportunità Marcella Nordi. «Oltre ad influenzare positivamente il benessere organizzativo interno – sostiene il comandante della municipale Franco Chiari- avrà riflessi positivi anche sull’attività svolta dagli operatori a contatto con i cittadini».

        Economia da potenziare


          Battaglia tra pubblico e privato

          Comparto Modena – Ovest Si ripresenta il progetto


            Piacentini ci riprova. Se con l’ex assessore Daniele Sitta aveva combattuto per il progetto di riqualificazione di Modena – Ovest, ora ritorna alla carica. Nei giorni scorsi il quotidiano l’Unità gli ha dedicato un reportage – ‘Modena Ovest, l’utopia possibile della casa low cost’, il titolo – e oggi presenterà a Roma il piano nel convegno: «Sostituire per vivere. La cultura del nuovo abitare», organizzato da Aniem – l`associazione nazionale delle imprese di costruzioni – e Fondazione Inarcassa, la fondazione di architetti e ingegneri liberi professionisti. Di cosa si tratta? In sintesi di abbattere e ricostruire un intero isolato di Modena Ovest con l`obiettivo di costruire in altezza 250 nuovi appartamenti, liberando spazi verdi per 9 mila metri quadrati e creando strutture come residenze protette con servizi per anziani, nido di quartiere e sale comunitarie. Un progetto pilota di edilizia low cost. «Ovviamente serve una risposta dal territorio, spiega Piacentini all’agenzia Tmnews – come accordi con gli enti pubblici per accogliere l`iniziativa, incentivi per le riqualificazioni, credito agevolato, bonus energetici erogati con crediti stabili e affidabili. Ma soprattutto tempi rapidi e certi per le autorizzazioni e le pratiche». Una proposta che arriva a legislatura quasi terminata, mancano solo pochi mesi alle amministrative. «Quello di Modena è un progetto sperimentale con una forte componente sociale – dichiara Andrea Tomasi, presidente di Fondazione Inarcassa – che può essere definito un primo tassello importante di un processo più ampio di riqualificazione urbana e di miglioramento della qualità del vivere la città che viene comunemente definita rigenerazione urbana». Insomma un piano ancora in cerca di realizzazione.

            Tornare alla Tia? Vietato il dibattito


              Eppure se ne parla a Ravenna e anche nella vicina Reggio

              Imposta dei rifiuti? Un ginepraio e nonostante se ne producano sempre meno – causa crisi – e ogni tot mesi si sventolino percentuali in crescita di raccolta differenziata la spesa per cittadini ed imprese aumenta. Un recente studio di Confcommercio sostiene che nel 2014 – con la Tari – la gabella per i locali commerciali subirà un aumento dal 200 al 600% (per i fruttivendoli). Notizie che fanno tremare i commercianti e spaventano pure le amministrazioni di sinistra – inclinate sul tassa e spendi – come quella di Ravenna. Qui il sindaco Fabrizio Matteucci (Pd) in una lettera indirizzata al direttore di Atersir Emilia-Romagna Vito Belladonna e a Tiziano Mazzoni, direttore dei servizi ambientali di Hera spa, informa «che l’amministrazione intende proporre al Consiglio comunale la facoltà di mantenere, per l’anno 2013, il regime di prelievo sui rifiuti come vigente per l’anno 2012, fondato sulla Tia». Proposta fatta due giorni fa anche dagli industriali di Reggio Emilia perchè se si applica la tariffa e non la tassa (Tarsu o Tares) almeno si recupera il 10% di Iva. Si sente aria di rivolta contro il caro- rifiuti. E a Modena? Ieri abbiamo chiesto udienza all’assessore al bilancio Giuseppe Boschini – via telefono – ma ha ritenuto di non voler commentare il tema che in città ha provocato non pochi malumori tra le categorie produttive. Giunta e consiglio comunale hanno già dato il via libera al regolamento della Tares, quindi tornare indietro è impossibile. Eppure c’è tanto da discutere. Tutte le associazioni di categoria nei mesi scorsi hanno chiesto di fermare l’aumento del 3,4% della tassa – a cui si aggiunge il 10% di Iva non recuperata -, ma non c’è stato niente da fare. Zero possibilità di ridiscussione del prezzo della gabella. Gli imprenditori però non si arrendono mai, per natura, e nei giorni scorsi hanno recapitato una nuova lettera in Comune. Vogliono discutere il bilancio 2014 e soprattutto vogliono affrontare con precisione la questione delle spese energetiche e quelle relative alla raccolta dei rifiuti di Piazza Grande. La critica è sempre relativa al conflitto d’interesse dell’ ente pubblico che è contemporaneamente padrone (leggi socio ed azionista) di Hera. Una doppia veste che secondo gli imprenditori modenesi provoca solo distorsioni perchè manca un libero mercato, una vera concorrenza e soprattutto il controllato e allo stesso tempo controllore. Quindi la battaglia per un prezzo del rusco più democratico – non si paga in base a quanto si produce – se non si vince quella su tariffe e gabelle meno salate, si sposta sul controllo dell’efficienza della multiutility. E il modo migliore è quello di uscire fuori dal capitale ed evitare così degli oggettivi conflitti d’interesse. E magari accelerare sulla tariffazione puntuale che oltre a permettere un premio ai più virtuosi rende più conveniente ridurre la produzione di rifiuti. (gbn)

              Vigili del fuoco senza comandante per tutto il 2013


                La tanto attesa nomina dal Ministero dovrebbe arrivare non prima di gennaio

                In una situazione estremamente indefinita, sembra esserci una sola certezza: il comando provinciale dei Vigili del fuoco rimarrà senza comandante fino al prossimo anno. Le indiscrezioni che arrivano da Roma infatti, fanno pensare che il prossimo turno di nomine non si terrà prima di gennaio 2014, con buona pace dei sindacati, Conapo in testa, che da tempo chiedono un nuovo capo per i pompieri modenesi. Recentemente anche il prefetto Michele Di Bari si era speso a favore di una nomina in tempi brevi: Di Bari, incontrando una delegazione del sindacato Conapo, si è mostrato sensibile al problema, dando disposizione per l’invio di una lettera a Roma, al Ministero, per sollecitare la nomina del comandante provinciale. «Si è mostrato sensibile al problema – aveva spiegato al termine dell’incontro il referente di Conapo Fabrizio Benvenuto – e alle nostre richieste e ha subito dato disposizione per l’invio di una lettera a Roma, al Ministero, per sollecitare la nomina del comandante provinciale e un intervento per il rinnovo del parco automezzi, ormai obsoleto». La mancanza di un comandante provinciale incide soprattutto sulle questioni organizzative, come ad esempio i turni, ma anche per le questioni più tecniche, come le autorizzazioni per l’invio di mezzi e personali suppletivi in aiuto quando ci sono eventi di una certa importanza. Insomma, manca un punto di riferimento. E poi c’è il problema mezzi: «Noi abbiamo in dotazione ancora dei mezzi che risalgono agli anni ‘70, con la guida a destra» ha rivelato un vigile del fuoco durante la protesta sotto la Prefettura. nDaniele Franda

                E a Zocca tiene sempre banco la questione distaccamento


                  Non c’è solo la questione comandante ad agitare le acque dei Vigili del fuoco. L’annosa richiesta di dotare Zocca di un distaccamento volontario avanzata dalla politica locale sta incontrando l’opposizione dei sindacati. «E’ un errore madornale – spiegano Conapo e Cisl – perché quel territorio è già servito da un distaccamento misto a Vignola, formato da professionisti e non, che da tempo chiediamo che venga implementato in termini di risorse e organico». Chi si è speso a favore del distaccamento è invece il consigliere Federico Ropa, un passato nella Lega Nord, che ha attivato una raccolta firme che ha avuto un discreto successo. Raccolta firme che ha avuto l’appoggio del Comune di Zocca, che ha patrocinato l’iniziativa. «Noi – spiega il sindaco Pietro Balugani – siamo fermamente convinti che Zocca debba essere dotata di un distaccamento volontario dei Vigili del fuoco, il problema è che l’onere economico è troppo rilevante per essere sostenuto solo dal Comune: credo che l’operazione sia molto complicata». Insomma, in parole povere non ci sono soldi. Ed è emblematico dei tempi che corrono: dove la politica trova finalmente un punto d’accordo, c’è la questione economica a fermare tutto. Ma c’è anche la parte tecnica: come sostiene il Conapo, il distaccamento di Zocca potrebbe essere controproducente, perché andrebbe invece rafforzato quello di Vignola. (da.fra.)

                  Ventisette anni dopo il delitto Mazza


                    Intervista esclusiva all’ex ballerina dello Schilling’s

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