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Disoccupazione, Letta a Van Rompuy: «L’Ue deve fare di più»


    Messaggi tra il premier e il presidente del Consiglio europeo in vista del vertice di giugno

    Due ore di riunione per fare il punto sulla situazione dei conti pubblici e dell’economia: si è concluso ieri sera il vertice di Governo a palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio Enrico Letta, il vicepremier Angelino Alfano e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni hanno condiviso, secondo quanto è trapelato da fonti governative, «l’attesa fiduciosa» per l’imminente decisione dell’Ue di chiudere la procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo a carico dell’Italia. Secondo una fonte parlamentare, all’ordine del giorno della discussione ci sarebbe stata anche la questione della copertura non trovata per il finanziamento di ecobonus e sgravi fiscali per le ristrutturazioni edilizie, su cui si attendono ulteriori approfondimenti del Tesoro. Saccomanni ha parlato degli ipotetici margini di manovra interni sui conti che si potrebbero aprire grazie alla chiusura della procedura d’infrazione. Tuttavia, ufficialmente, la riunione è servita a Letta per illustrare le linee d’azione del Governo in vista del vertice europeo di giugno, dopo lo scambio di messaggi con il presidente del Consiglio europeo Hermann Van Rompuy sulla centralità del tema del lavoro. «La lotta alla disoccupazione giovanile – ha scritto Letta – rappresenta la sfida prioritaria, per l’Italia e per l’Europa» anche alla luce degli ultimi dati che «dimostrano che il problema ha raggiunto livelli allarmanti praticamente in tutti gli Stati membri». Pur riconoscendo che sulla questione sono stati fatti «passi avanti importanti», sottolinea, questi «non sono sufficienti. Vi sono diversi fronti su cui dobbiamo e possiamo fare di più». Poi l’avvertimento: se l’Ue «non è capace di intervenire per risolvere la disoccupazione, finirà per alimentare sentimenti di frustrazione e risentimento» facendo crescere «movimenti populisti ed antieuropei».

    Il Pd è in coma, forse slitta anche il Congresso Fassino non cela: «C’è da ridefinire l’identità»


      Democratici sotto shock dopo il trauma elettorale e le «larghe intese»

      Il Pd rimugina. Slitta la direzione, slitta forse anche il Congresso. Il partito è ancora sotto shock dopo il trauma elettorale e il rospo delle larghe intese con Berlusconi che ha dovuto ingoiare. Soprattutto dopo il caso Prodi. La tregua armata con il Pdl ha messo il bavaglio alle proteste, se non altro per rispetto alla propria dignità, dal momento che c’è un’Italia da resuscitare ed è bene che il Governo regga. Ma i mal di pancia restano tanti. Il Governissimo rischia, per il Pd, di diventare un coperchio sulla pentola in ebollizione. Guglielmo Epifani non è riuscito ancora a formare la propria squadra di segreteria. Difficile che possa mettere mano a una linea politica netta, con ognuno che tira da una parte diversa. Matteo Renzi non lascia passare giorno senza fare sentire le proprie critiche: «Il Pd non deve essere quello che abbiamo visto in queste settimane, autoreferenziale, che si divide in correnti, correntine e spifferi e perde di vista l’Italia. Dovrebbe cercare di prendere voti esprimendo idee, non parlando male degli altri». Anche siPiero Fassino non cela l’allarme: «Che il Congresso si faccia il 30 ottobre o il 14 gennaio non fa differenza: abbiamo bisogno di fare un Congresso che ci consenta di discutere approfonditamente perché il colpo che abbiamo subito non è un fatto momentaneo, né possiamo archiviarlo come un incidente di percorso». E aggiunge: «C’è da ridefinire cosa vuole essere il Pd, qual è il suo profilo politico-programmatico e quali sono i suoi obiettivi: una decisione di questo genere si deve fare approfonditamente». A giudizio di Fassino «se il Congresso si fa due mesi dopo, non è che slitta o che non si vuole discutere o si ha paura di discutere». E poi: «L’obiettivo non è quando si fa il Congresso ma che il Congresso ci faccia uscire dalle nostre difficoltà ed elegga un leader solido e sicuro, che restituisca al Pd un rapporto di fiducia con i cittadini».

      GOVERNO AL LAVORO


        Le sfide della maggioranza

        «Un altro impegno mantenuto dal Pdl»


          Soddisfatto Alfano per lo stop dei soldi pubblici ai partiti Frustrato e volgare come sempre Grillo che grida al bluff

          Lo stop al finanziamento pubblico ai partiti divide, ma senz’altro ne è contenta la maggioranza. «E’ un grande risultato – ha commentanto il vicepremier Angelino Alfano -, un obiettivo che ci eravamo dati in campagna elettorale. Abbiamo trovato l’accordo e adesso faremo un disegno di legge che supererà del tutto il finanziamento pubblico ai partiti, e poi in Parlamento sono convinto che le forze politiche non si sottrarranno a questa scelta, che è una scelta fortemente condivisa dai cittadini e fortemente voluta anche dai partiti durante la campagna elettorale». Dritto come un treno anche Enrico Letta che assicura che se il Parlamento non voterà il progetto, preparerà un decreto. A guastare le feste è, come è spesso solito fare, il Movimento 5 Stelle. Il capogruppo al Senato Vito Crimi, affiancato dalla collega della Camera Roberta Lombardi, ha sottolineato dal palco di piazza del Popolo a Roma che se i partiti della maggioranza parlano di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti «è solo perché qualcuno ha rotto le palle per anni, così come sul reddito di cittadinanza che noi abbiamo messo al primo punto del nostro programma elettorale: sono le nostre prime vittorie e loro sono costretti ad adeguarsi alla novità che stiamo portando dentro». La Lombardi ha però sottolineato che l’abolizione dei rimborsi elettorali per la quale si batte il Movimento, «quella vera», è cosa diversa da quella di cui parlano ora i partiti della maggioranza. Il loro guru Beppe Grillo, sempre volgare, ha commentato ironicamente la decisione presa dal Governo: «Il Movimento 5 stelle ha rifiutato 42 milioni di euro di finanziamenti semplicemente non richiedendoli, non ci vuole un accordo per farlo, basta la volontà: è l’ennesima presa per il culo pre elettorale del Pdmenoelle». Intanto il risultato è stato raggiunto. Adesso si deve ragionare su come potrebbe articolarsi il nuovo provvedimento. La nota di Palazzo Chigi traccia alcune linee, menzionando «la definizione di procedure rigorose in materia di trasparenza, di statuti e bilanci dei partiti». Si potrebbero far sopravvivere i rimborsi, ma limitandoli alle sole spese rendicontate e senza legarli in alcun modo ai voti ottenuti. Verranno semplificate le procedure per le erogazioni liberali dei privati, ferma restando «l’esigenza d’assicurare la tracciabilità e l’identificabilità delle contribuzioni». Al contempo, saranno introdotti «meccanismi di natura fiscale, fondati sulla libera scelta dei contribuenti, a favore dei partiti», forse simili all’attuale «5 per 1000» in favore delle onlus.

          Strage di Capaci, piazza piena per Tina Montinaro


            Era piena di cittadini la tenda in piazza Garibaldi che ieri mattina ha ospitato l’incontro con Tina Montinaro, moglie di uno degli agenti della scorta di Falcone, ucciso con il giudice nella strage di Capaci del 23 maggio di 21 anni fa. Un incontro toccante, avvenuto a pochi metri da ciò che resta dell’auto della scorta del Magistrato. La vedova del caposcorta di Falcone ha ripercorso le battaglie intraprese dopo la morte del marito per la lotta all’illegalità e la diffusione di una cultura antimafia e la promozione di una reazione della società civile. L’incontro è stato voluto dal Comune insieme all’associazione Buona Nascita e ha visto la partecipazione, tra gli altri, della Questura.

            Degrado in centro storico, il Pdl va all’attacco: «Riqualificazione ferma»


              «La riqualificazione del centro è stata affossata dall’amministrazione. Ormai è tardi. Ponga almeno le basi per chi verrà dopo». Lo afferma la consigliera comunale Rosanna Righini (Pdl) denunciando il degrado del centro storico. «Il progetto di riqualificazione risalente al 2008 – entra nel dettaglio – ad oggi non è stato realizzato. L’amministrazione è rimasta ferma agli slogan anche quando c’erano le possibilità economiche per attuarlo». E quindi sottolinea: «Annunciare di realizzare oggi quel progetto fermo da anni, non è credibile e dimostra solo un disperato tentativo dell’amministrazione di nascondere il non avere fatto nulla, e di avere abbandonato il centro storico ad un destino di degrado». Secondo l’esponente di centrodestra, ancora oggi «non vi è nulla di finanziato nel bilancio comunale relativo al centro, nonostante i conti presentino un notevole saldo attivo che avrebbe permesso oggi e nei precedenti anni, di finanziare l’avvio dei lavori e dei vari stralci previsti dal progetto». E rimarca: «Se i soldi c’erano ed il progetto pure, e non è stato fatto nulla, significa che è mancata totalmente la volontà politica di dare al centro storico quel rilancio capace non solo di riqualificare l’aspetto sociale ed economico, ma di impedirne un degrado costante ed inesorabile». «Nella certezza che non si può perdere altro tempo – conclude – chiedo alla giunta un atto di responsabilità: definire, supportandoli con adeguati finanziamenti nel bilancio preventivo 2013, le priorità dei primi interventi, di riqualificazione e ristrutturazione del centro e con esso del cuore della città. Sarebbe almeno un segnale ed una base da porre come seppur modesta eredità e stimolo per la prossima legislatura. E’ necessario non solo investire economicamente ma anche politicamente per ricostruire la fiducia in un tessuto sociale, di relazione, di appartenenza, di inclusione di tutti i cittadini che è stato distrutto in questi anni».

              La Kyenge torna a Castelfranco sui luoghi colpiti dal tornado


                «Stiamo lavorando per riconoscere i danni subiti»

                CASTELFRANCO – Il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge è tornata ieri in veste istituzionale nel suo comune di Castelfranco Emilia per incontrare i cittadini e gli amministratori dopo la devastante tromba d’aria che ha colpito il territorio all’inizio di maggio. Dopo aver fatto un sopralluogo nelle zone più danneggiate, ed essersi confrontata con il primo cittadino Stefano Reggianini, ha partecipato alla cerimonia di consegna dell’Ordine pro merito di Malta al gonfalone del Comune di Bomporto colpito dal terremoto. «A un anno dal sisma mi sembrava giusto fare il giro delle zone colpite» ha affermato il ministro, spiegando ai presenti di essere «originaria di questa città. Ritengo sia giusto far capire che le istituzioni sono vicine». Kyenge ha quindi parlato della straordinaria esperienza d’integrazione tra cittadini di culture differenti che è stata fatta nelle tendopoli nel pieno della emergenza terremoto: «Nella drammaticità di quei giorni ci ha fatto capire che una nuova coesione sociale è possibile. Sono caduti i muri e le barriere, nella difficoltà si sono incontrate le persone. Noi dovevamo per forza cercare una nuova convivenza: quell’esperienza ci ha fatto vedere un nuovo modo di vivere e anche che l’integrazione tra culture differenti non è una utopia». Il ministro per l’integrazione ha quindi toccato il delicato tema dello Ius Soli, sul quale da settimane è in atto un forte dibattito tra le forze politiche: «E’ necessario lasciare che le istituzioni e i partiti si confrontino. Il fatto di parlare di Ius soli ha un suo scopo, quello di far parlare tutti». E ha sottolineato: «Sono convinta che si possa arrivare a un modello adatto all’Italia. E’ gisuto avere tutto il tempo necessario per ascoltare e vedere tutte le proposte presentate. Solo dopo si dovrà cercare il punto di raccordo migliore per il nostro Paese». E ha quindi rimarcato: «Prima ho parlato di interazione, il mio ministero parla di integrazione. Dobbiamo interagire, perchè l’interazione non è a senso unico. Al Governo cercherò di portare le buone pratiche dell’Emilia Romagna». Alla visita non è naturalmente mancato il sindaco Stefano Reggianini, che ha affermato a proposito dei danni causati dalla tromba d’aria: «C’è ancora tanto da lavorare. Sono grato a Cecyle che ha scelto Castelfranco per iniziare la sua visita: siamo tanto orgogliosi che lei sia un ministro. Le istituzioni si sono mosse subito, stiamo lavorando affinché si esca presto dall’emergenza e ci sia il riconoscimento dei danni». La situazione «non è infatti ancora tornata alla normalità: tre nuclei familiari sono ancora sfollati, ci sono edifici crollati e diversi capannoni scoperchiati. Speriamo di risolvere la situazione in tempi brevi».

                Inaugurato ieri l’ampliamento delle scuole di Gaggio in Piano


                  È stato inaugurato ieri mattina l’ampliamento della scuola primaria Grazia Deledda di Gaggio di Piano. «Con queste quattro nuove aule – ha spiegato il sindaco di Castelfranco Emilia Stefano Reggianini – avremo anche a Gaggio due cicli completi di scuola elementare. Un segnale positivo, tanto più in un momento di grande difficoltà per tutto il Paese e per il nostro territorio in particolare». L’ampliamento, iniziato prima del sisma dell’anno scorso, ha portato alla realizzazione di 4 nuove aule: 2, al piano superiore, sono già attualmente in uso e altre 2 saranno da oggi in poi a disposizione della scuola. Ora, sempre con fondi del Comune, sarà realizzato anche un ulteriore intervento per migliorare gli spogliatoi della palestra della scuola. «La scuola pubblica è alla base della crescita di cittadini consapevoli – ha spiegato il sindaco -, per questo giudico questi interventi decisivi per il futuro della nostra comunità».

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