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L’Avis ha un nuovo presidente: il modenese Maurizio Pirazzoli


    Nel 2012 i soci hanno fatto ben 60mila donazioni

    L’Avis provinciale di Modena ha un nuovo presidente: Maurizio Pirazzoli. Eletto all’unanimità, mercoledì scorso, dal consiglio direttivo dell’associazione. Pirazzoli succede a Maurizio Ferrari al termine di un percorso di partecipazione «molto intenso che ha visto nelle scorse settimane – si legge in una nota stampa dell’associazione – tutte le AVIS comunali riunirsi a congresso e rinnovare le proprie cariche». Il nuovo presidente subito dopo l’elezione ha dichiarato: «Con entusiasmo, pur nella consapevolezza della enorme responsabilità che comporta la guida di una associazione tanto prestigiosa e nota, assumo la presidenza dell’AVIS provinciale modenese. L’entusiasmo discende dal fatto che ho iniziato a donare molti anni fa, non appena compiuti i 18 anni, nell’ambulatorio di mio padre, direttore sanitario dell’AVIS di San Prospero, mancato pochi giorni fa. E ad ogni donazione si è in me rafforzata la consapevolezza che stavo compiendo qualcosa di importante non solo perché, donando sangue, contribuivo a salvare una vita umana, ma anche perché ogni gesto volontario rafforza quel senso di comunità e solidarietà che sono alla base della convivenza civile e democratica. Il peso della responsabilità deriva, invece, dal fatto che l’AVIS è una radicata associazione, presente in tutti i comuni, fatta grande da volontari generosi e dirigenti di grande serietà, cui chiedo di restarmi a fianco per far sì che il mandato che sto per iniziare concorra a far crescere ulteriormente la nostra associazione e si rafforzino le donazioni. Abbiamo di fronte sfide difficili: un territorio fortemente segnato dal sisma che ha ancora bisogno della nostra testimonianza di solidarietà, un difficile percorso di accreditamento dei punti di raccolta e di prelievo, un piano regionale sangue nei confronti del quale non possiamo esimerci dall’esprimere severe critiche. Ma sono convinto che l’AVIS provinciale di Modena abbia le energie e le persone giuste per affrontare qualunque sfida». Più che un intervento una vera e significativa testimonianza di un volontario che ha dato tanto all’associazione. Il nuovo presidente sarà coadiuvato dai Vice presidenti Cristiano Terenziani ed Enrico Benetti; dalla segretaria Daniela Biagini e dal Tesoriere Giorgio Giuliani. Responsabili delle commissioni di lavoro sono poi stati indicati Fabio Campioli (Organizzazione e sviluppo), Paolo Serri (comunicazione), Giovanna Barbieri (Scuola), Enrico Piccinini (Tecnologie delle Informazioni), Gianni Benincasa (Protezione Civile), Elisa Borghi (Giovani). Una squadra che deve gestire un patrimonio associativo a forte rilevanza sociale. L’Avis in provincia di Modena conta – al 31 dicembre 2012 – ben 29.112 soci che hanno effettuato 52.693 donazioni. Grazie a tale disponibilità l’associazione è in grado di rispondere a tutte le esigenze delle strutture sanitarie della nostra provincia e di inviare oltre 2.000 unità di sangue all’anno nelle zone carenti extra regionali. Un vero esempio di civismo dal basso che permette di dare un contributo fondamentale al servizio sanitario provinciale, ma pure all’esterno. Un patrimonio sociale tutto da preservare e valorizzare.

    La biografia


      Pirazzoli ha 50 anni ed è dirigente dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Da sempre attivo nel terzo settore, ha ricoperto numerosi ruoli: Presidente Provinciale delle ACLI dal1993 al 1998, portavoce del Forum Provinciale del Terzo Settore, rappresentante del Centro Servizi per il Volontariato in seno al Consiglio della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena dal 2001 al 2009.

      Squalificati Ardemagni, Moretti e Osuji


        Nessuna novità dal giudice sportivo, né in positivo né in negativo: contro il Novara, come previsto, il Modena dovrà infatti fare a meno di Ardemagni, Moretti e Osuji, squalificati per un turno in quanto diffidati prima della gara con il Bari. Tutti e tre i giocatori rientreranno per il derby con il Sassuolo venerdì prossimo. Nessuno squalificato per il Novara.

        Modena, missione impossibile «Ma non partiamo battuti»


          Mazzarani, ex di turno, guiderà i gialli: «Proviamoci»

          Una sfida dal quoziente di difficoltà elevatissimo, per di più da affrontare in totale emergenza. Questo sarà Novara-Modena di domani, con i canarini decimati da infortuni e squalifiche rimediate in massa nel turno infrasettimanale con il Bari. Sarà una mission impossible quella del Modena al Piola di Novara, ma tra i protagonisti che tenteranno l’impresa ci sarà il grande ex di giornata: Andrea Mazzarani. Il trequartista, tornato in maglia canarina a gennaio, è uno dei reduci dall’annata sfortunata nella massima serie dei piemontesi, ma può comunque considerarsi soddisfatto dell’esperienza a livello personale avendo via via, con il passare dei mesi, scalato le gerarchie fino ad assicurarsi la maglia da titolare. «Ho un ricordo bellissima di quell’esperienza in Serie A – ha raccontato il Pupetto in conferenza stampa -. Sono stato davvero bene anche a livello umano, Novara è una città dove si vive sicuramente bene. Peccato per la retrocessione, è sempre una cosa che fa male e ti segna, ma a livello personale penso di aver lasciato bei ricordi e sono contento di essere stato lì». Domani, tuttavia, non ci sarà tempo per i ricordi, ma solo per il presente che parla di un Novara lanciatissimo. Dodici vittorie in sedici gare del girone di ritorno per i piemontesi, sette consecutive nelle ultime sfide e, spesso e volentieri, con almeno tre gol segnati. Un ruolino di marcia impressionante, a maggior ragione se si pensa all’andata piuttosto deficitaria e conclusa in zona retrocessione. Mazzarani non si sente battuto nonostante l’emergenza: «Andiamo ad affrontare la squadra più in forma del campionato, hanno ottimi giocatori e anche nel mercato di gennaio sono arrivati dei begli acquisti. Anche noi, tuttavia, stiamo bene ed in salute, perciò adesso dobbiamo solo lavorare bene perché ci aspetta una battaglia importante. Le assenze? Ci mancheranno tre elementi, ma sappiamo che potrebbe rientrare Dalla Bona e sicuramente ci sarà Signori. Dobbiamo stare un attimo più attenti e concentrati, ma possiamo farcela». Il trequartista gialloblù, poi, torna anche sulla gara di Bari e sulla sua sostituzione: «Non ce l’avevo assolutamente con il mister che fa le scelte per lui migliori, ce l’avevo un po’ con me stesso poiché pensavo che il motivo del cambio fosse la botta appena subito. Avrei voluto rimanere in campo perché mi sentivo bene, ma comunque va benissimo così». Infine due parole sulla ritrovata posizione alle spalle della prima punta, ruolo in cui Mazzarani si esprime al meglio: «Mi trovo bene perché non sono proprio una punta e nemmeno un centrocampista. Sono libero di andare dove voglio su tutto il fronte d’attacco ed in mezzo alle linee trovo la posizione abbastanza facilmente. Anche i compagni sono bravi a servirmi, quindi sto benissimo in questo ruolo». nAndrea Lolli

          Intanto è iniziata la prevendita per il derby Ecco prezzi e modalità per chi vorrà assistere alla gara del 26


            La prevendita è stata attivata ieri e durerà alle 15 di venerdì prossimo, il 26 aprile, giorno della partita: è già febbre da derby a Modena, in vista di una sfida che, in linea teorica se si verificheranno determinati risultati, potrebbe anche rivelarsi decisiva per la conquista aritmetica della promozione per il Sassuolo. Aspetto, questo, che i tifosi del Modena vorrebbero evitare, almeno ritardandolo di qualche giorno. La prevendita, si diceva, è già attiva presso tutti gli sportelli Banca Popolare dell’Emilia Romagna e si chiuderà alle 15 di venerdì 26 quando, di conseguenza, entreranno in funzione le biglietterie presso lo stadio Braglia, che appunto apriranno a partire dalle ore 15 sino ad inizio partita. La curva Montagnani, ovviamente, sarà appannaggio dei tifosi modenesi – essendo i gialli padroni di casa – mentre in vista del derby il Gos autorizza i sostenitori neroverdi non possessori della Tessera del Tifoso, in via eccezionale, ad acquistare i biglietti di curva Ospiti. L’acquisto sarà possibile anche il giorno della gara. Onde evitare inutili e spiacevoli code presso i botteghini dello stadio il giorno della gara, Sassuolo e Modena raccomandano di acquistare i tagliandi, di curva Ospiti compresa, in prevendita presso tutte le filiali della Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Secondo la normativa vigente, ogni singola persona può acquistare un massimo di quattro biglietti nominativi dietro presentazione di un valido documento d’identità per ciascun biglietto. Questi i prezzi: Tribunissima autorità 70 euro, Tribunissima laterale 60 euro, Tribuna coperta 45 euro (ridotto 30 euro), Tribuna scoperta 20 euro (13), Poltronissime Immergas 26 euro (15), Distinti laterali Immergas 22 euro (13), Gradinata scoperta 18 euro (11), curva Montagnani 12 euro (7,50), curva Ospiti 12 euro. Ad eccezione della Tribunissima, biglietti a 6 euro per gli Under 16. Nei settori Poltronisime, Distinti e Gradinata è invece attiva la promozione Piccoli Sportivi con ingresso a 1 euro.

            Arbitrerà Baracani


              Sarà Leonardo Baracani della sezione Aia di Firenze l’arbitro della sfida fra Novara e Modena in programma domani al Piola. Il trentanovenne arbitro toscano sarà coadiuvato dagli assistenti Longo e Di Vuolo, mentre il quarto uomo sarà caso. In questa stagione Baracani non ha mai arbitrato i gialli.

              Per tornare a numeri accettabili servono più poteri al centro


                Per il gruppo Bper, una revisione del mantra ormai appassito del modello federale sembra sempre più necessaria. Lo confermano i dati su crediti dubbi e sofferenze pubblicato nell’articolo a fianco. Ovvero: bisogna aumentare la presa di Modena, la capitale, sulle periferie. La cosa consentirebbe, in primo luogo, una serie di risparmi strutturali: facendo dimagrire, ad esempio, gli organi di vertice, si potrebbero contenere le spese. Laddove, al contrario, anche l’anno scorso il costo complessivo di amministratori e sindaci è stato di 12 milioni e 102mila euro, dato inferiore agli esercizi precedenti ma comunque significativo. Soprattutto, le strutture centrali della Popolare possono, e anzi devono, meglio controllare e gestire le modalità di conduzione delle partecipate nel resto d’Italia, a partire dai sistemi di erogazione e selezione del credito. La cosa è tanto più necessaria se le periferie del Gruppo coincidono con aree geografiche socio-culturalmente molto diverse dall’Emilia. In parte, il management di Via San Carlo ha cercato di percorrere la strada delle razionalizzazioni, assorbendo nella casa madre Meliorbanca e tre istituti territoriali: Popolare di Aprilia, Carispaq e Banca di Lanciano e Sulmona. Invero, sarebbe stata più auspicabile una soluzione intermedia: ovvero, vanno bene le aggregazioni, ma era meglio creare un’unica controllata nel Centro-Sud. Una controllata, lo dice il nome, pienamente sotto il possesso e il coordinamento di Via San Carlo. Ma, comunque, una società giuridicamente separata, che consentisse a manager e analisti di discernere i propri valori di bilancio da quelli della capogruppo. Per ora, al contrario, tra gli effetti della maxi-incorporazione decisa nel 2012 dal management c’è quello di aver stimolato le gelosie regionali; che, vedi in Abruzzo, hanno portato alla nascita di nuovi istituti, potenziali nuovi concorrenti.

                STORIE DI IMPRESE


                  Popolare: domani l’assemblea dei soci

                  Bper, dentro il modello federale c’è un vaso pieno di sofferenze


                    Crediti dubbi: oltre la metà è nelle banche territoriali

                    «Questo è un gruppo bancario con un’ispirazione federale e il modello federale deve essere preservato. Abbiamo presidiato clientela e raccolta e sorretto la capogruppo con risorse imponenti». Così parlava, all’assemblea 2010 della Banca popolare dell’Emilia-Romagna, il professor Franco Antonio Farina, all’epoca come ora numero uno del Banco di Sardegna, una delle controllate del gruppo oggi presieduto dal ragionier Ettore Caselli. Fu, quella, una piena e non sorprendente difesa dell’articolazione territoriale (vedere grafico in basso) in piedi ormai da decenni. Alla vigilia dell’assemblea 2013, però, quelle affermazioni cozzano con i numeri del bilancio dello scorso anno, dove si è registrata la prima perdita netta della storia dell’istituto. Perché il modello federale ha sicuramente generato, con l’avvento della crisi, un forte peggioramento della qualità degli impieghi. Allo scorso 31 dicembre, il gruppo Bper aveva in essere crediti netti verso clienti per complessivi 48 miliardi e 48 milioni di euro. Di questi, oltre la metà, ovvero 24,8 miliardi, era riferita alla capogruppo; il resto alle controllate territoriali. Per tutti gli istituti, la massa o è diminuita rispetto all’esercizio precedente, oppure è aumentata di cifre non significative. Con una sola eccezione: la Cassa di risparmio dell’Aquila, che ha smistato buona parte delle erogazioni della Cassa Depositi per la ricostruzione post-terremoto in Abruzzo. Se invece si guarda ai crediti deteriorati netti, pari nel consolidato a 5,2 miliardi, le proporzioni cambiano: ben oltre la metà di tale voce è ascrivibile alle aziende partecipate o controllate. Scomponendo la voce, si nota come le sofferenze nette ammontino a 1 miliardo e 884 milioni. Di questa cifra, 1 miliardo e 71 milioni, quindi ben più della metà, sono in pancia a istituti diversi dalla capogruppo. Istituti che, lo scorso anno, hanno visto un’autentica impennata dei prestiti ormai irrecuperabili. Se poi si guarda la parte del grafico relativa agli incagli, la realtà non cambia di molto. Insomma: per la casa madre le sofferenze nette sono cresciute in un anno del 18,12%, e quelle lorde del 31,68%. E già questi sono aumenti di non poco conto. Ma per alcune banche territoriali c’è stato un autentico tracollo. La Popolare di Ravenna, ad esempio, ha visto le sofferenze nette salire, in soli dodici mesi, dell’87,23%, a quasi 47 milioni; quella del Mezzogiorno del 55,06%, oltre gli 85 milioni di euro. Male anche la banca di Lanciano e Sulmona (+32,1%, a oltre 109 milioni). Come si esce da questa situazione? Probabilmente, la via maestra è modificare il modello federale all’insegna di una sua razionalizzazione e centralizzazione (vedere articolo a lato). Correndo il rischio, insomma, di snaturare il modello medesimo. Che tuttavia pare solo un feticcio, certo sacrificabile davanti all’esigenza di tornare all’utile e a ridare dividendi di congrua entità ai soci. nNicola Tedeschini

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