È stato condannato a 22 anni di carcere Khalil Laamane, il 50 enne marocchino accusato dell’uccisione con 4 coltellate, della moglie 37 moglie connazionale Ghizlan il cui corpo senza vita è stato ritrovato nell’auto di lei, abbandonata in via Cavazza, nei pressi dell’inceneritore, il 6 febbraio dello scorso anno. Il giudice ha stabilito la pena dopo la richiesta avanzata la scorsa settimana dal pubblico ministero Guerzoni, dell’ergastolo. Come si è arrivati ad una pena tale? Da un lato l’ex marito ha potuto beneficiare dello sconto di pena legata alla scelta del rito abbreviato che nel caso specifico ha portato ad una pena massima di trentanni. Gli altri 8 anni sono frutto di altre attenuanti, che si conosceranno soltanto quando la sentenza sarà depositata, entro 60 giorni. Sulla sua posizione potrebbe avere inciso anche il fatto che l’uomo era incensurato e avrebbe offerto un risarcimento alla famiglia della vittima. Per il 50enne l’accusa è di omicidio volontario pluriaggravato anche dalla premeditazione. Dopo l’omicidio Laamane avrebbe cercato di disfarsi del corpo della moglie dandolo alle fiamme dopo averlo lasciato nell’auto di lei. Ma la combustione non avvenne e per gli inquirenti fu immediato il riconoscimento del cadavere della donna. L’uomo venne subito fermato. Il suo tentativo di depistare le indagini era legato all’uso della sua auto. Le sue dichiarazioni tradirono la reatà dei fatti, ricostruita dal personale della Squadra Mobile di Modena che dalle telecamere di videosorveglianza di un autolavaggio che inquadravano l’uomo disfarsi del portachiavi della moglie. Contraddizioni e bugie che lo incastrarono e lo portarono in carcere dove gli è stata notificata la sentenza di condanna