Così il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini risponde all’assalto dei giornalisti che chiedono, dopo l’incontro con il Governo, la risoluzione di un nodo che lo riguarda, quello del commissario per l’emergenza. Nodo ancora lontano dall’essere sciolto, e nel quale il nome sembra invece contare più di quanto possa apparire, anche perché si parla di somme ingenti, che devono essere spese velocemente e bene. All’interno del Governo c’è un braccio di ferro per questa nomina, che dovrebbe essere attribuita, naturalmente, al presidente della Regione interessata. Ma è qui che il ministro Matteo Salvini, eterno rivale di Bonaccini, ha messo un veto. Il leader della Lega imputerebbe al governatore del PD una gestione ideologica e troppo ambientalista del territorio, che avrebbe portato a una cattiva manutenzione degli argini in alcune aree devastate dall’alluvione. Anche Galeazzo Bignami, di Fratelli d’Italia, sconsiglierebbe alla Premier Giorgia Meloni la nomina di Bonaccini a commissario per l’emergenza, voci dicono perché punterebbe lui a quel ruolo. L’esecutivo sarebbe quindi più orientato a scegliere un tecnico. Ma la partita è aperta e a complicarla c’è lo stato di emergenza dichiarato anche nelle Marche, dove il governatore, Francesco Acquaroli, è di Fratelli d’Italia. L’ipotesi è di affidare a una figura terza, un tecnico, appunto, la gestione di entrambe le regioni colpite dall’alluvione. Nel frattempo nessuna scelta è ancora stata fatta e nell’incontro di ieri la premier non è entrata nel merito della questione. Se ne riparlerà a giorni, si dice, forse a settimane. Intanto la Romagna continua a spalare.