Si infittisce il giallo della morte di Taissir Sakka. Iscritti nel registro degli indagati ad ora ci sono sei carabinieri, uno dei quali ha ricevuto un avviso di garanzia per il reato di morte come conseguenza di altro reato, gli altri cinque per lesioni. A sporgere denuncia alla Polizia è stato il fratello del 30enne trovato morto in via dell’Abate, che ha puntato il dito contro i militari accusandoli di aver picchiato lui e Taissir. Quest’ultimo, secondo Mohamed Ali Sakka, sarebbe morto proprio in conseguenza alle lesioni riportate. Ma sono numerosi gli elementi ancora poco chiari nella vicenda. Da quanto si apprende, i due fratelli, già noti alle forze dell’ordine, sono stati portati al Comando di Modena, dove Taissir è stato denunciato per ubriachezza molesta, ma le telecamere di videosorveglianza avrebbero ripreso lui e Mohamed uscire senza segni di percosse. In seguito, ci sarebbe stato tuttavia un altro incontro con i carabinieri. I militari li avrebbero seguiti perché notati ancora in atteggiamenti molesti; i fratelli Sakka sarebbero quindi fuggiti in direzioni diverse. Le telecamere di videosorveglianza nei pressi della stazione avrebbero ripreso il loro ricongiungimento poco tempo dopo, insieme a una discussione scoppiata tra i due. Da lì, i Sakka si sarebbero separati di nuovo. È da quel momento che nascono i principali interrogativi. Taissir viene trovato la mattina dopo, alle 9.30, senza vita nel parcheggio del Dopo Lavoro Ferroviario. Sul corpo e a terra tracce di sangue. Stando agli esiti della tac effettuata sulla salma del 30enne non sono state riscontrate fratture, né lesioni traumatiche tali da causarne la morte. Può essersi trattato di un malore? Di chi sarebbe allora quel sangue? Solo i risultati definiti dell’autopsia potranno dare una risposta.