Nonostante l’alta copertura vaccinale, il virus è ancora in grado di diffondersi tra i non vaccinati e le persone fragili, con un costante appesantimento della situazione all’interno degli ospedali. Secondo gli ultimi dati Agenas, l’Italia tocca il 12% di saturazione nelle terapie intensive, e anche l’occupazione in area medica raggiunge il limite della zona gialla arrivando al 15%, rispetto al 14 della settimana scorsa. In questo contesto, dopo due anni di lotta al Covid, da Modena si alza l’allarme. Ad alzare la voce, questa volta è la Cisl. “Manca il personale, gli operatori sono allo stremo, si rischia collasso”. L’allarme per la situazione della sanità è della Cisl emiliana, che lancia una mobilitazione regionale che culminerà il 18 gennaio con una manifestazione davanti alla sede della Regione a Bologna. Il sindacato cita lo stop alle nuove assunzioni, la mancata conferma di “centinaia di lavoratori tra interinali e assunti a tempo determinato”, le ferie “non autorizzate”, ma anche “riposi saltati”, il “taglio dei fondi per il salario accessorio”. Una situazione che non risparmia Modena: gli stessi ospedali Policlinico e Baggiovara, fa sapere la funzione pubblica della Cisl dell’Emilia centrale, sono in “forte sofferenza nella gestione dell’emergenza-urgenza. Gli operatori devono reggere l’impatto della nuova ondata, ma senza i rinforzi arrivati per fronteggiare la prima ondata”. ” I reparti ospedalieri sono in continua riconversione da ordinari a Covid, le attività chirurgiche sono limitate alle urgenze, gli hub vaccinali funzionano a pieno regime con l’apertura alla fascia d’età 5-11 anni, il sistema di tracciamento ormai è in tilt”, dichiara il sindacalista Cisl Alfonso Bracigliano. “Il nostro sistema sanitario, da tutti riconosciuto come un’eccellenza, rischia di collassare a causa dei tagli imposti dalla Regione. Servono scelte di sistema, non possiamo ricondurre l’analisi dell’attuale situazione della sanità modenese ed emiliano-romagnola solo a ragionamenti sulle risorse economiche e umane che servono per farla funzionare. È necessaria un’analisi che definisca l’organizzazione alla luce della ‘nuova quotidianità’ di cui deve occuparsi il nostro sistema sanitario”. Secondo la Cisl il fatto che le due aziende sanitarie modenesi non riescano più a smaltire le liste d’attesa per le prestazioni chirurgiche (comprese le oncologiche), di diagnostica e ambulatoriali costringe un numero crescente di cittadini a rivolgersi alla sanità privata o “emigrare” fuori regione. “È condivisibile che l’Ausl di Modena voglia rafforzare la rete territoriale, ma la carenza organico e la necessità di trovare spazi per i reparti Covid la costringe a chiudere servizi”, afferma ancora Bracigliano. “Oggi come oggi non potremmo gestire neanche la situazione ordinaria pre-Covid. Basti pensare, per esempio, che gli operatori hanno migliaia di ore di straordinario (ben oltre quelle previste dal contratto), stanno saltando i riposi e non hanno la possibilità di godere nemmeno di un giorno di ferie”. I nostri operatori sanitari, conclude, stanno lavorando sotto stress da due anni e, se non arrivano i “finanziamenti, rischiano di perdere addirittura una parte di stipendio agli inizi del 2022. Siamo consapevoli che il deficit di bilancio causato dall’emergenza sanitaria è pesante (340 milioni di euro), ma la Regione non può ripianarlo con il blocco delle assunzioni”.