La locomotiva del paese rallenta la sua corsa. A dirlo è l’analisi congiunturale dell’economia dell’Emilia-Romagna fatta dalla Banca d’Italia prendendo in analisi i primi sei mesi del 2023. Se nella prima parte dell’anno gli indicatori economici segnavano numeri ancora vivaci, il secondo trimestre ha visto un forte rallentamento. Il Pil segna un aumento tendenziale dell’1,2%, in linea con la media nazionale, ma sensibilmente inferiore rispetto allo scorso anno, in un quadro segnato dall’inflazione, dall’incerto quadro geopolitico e non di meno dall’alluvione, che ha colpito in particolare il comparto agricolo. Anche l’attività industriale frena, ristagnando nel primo trimestre e risultando debole nel secondo. Dopo un inizio d’anno positivo, la produzione ha registrato il primo calo dal 2020, a causa della riduzione delle esportazioni, scese del 3,1% a causa della brusca frenata del commercio mondiale. Il rallentamento è comunque generalizzato a tutti i settori, passando dall’edilizia ai servizi, che seguono i consumi delle famiglie, in forte ribasso a causa dell’inflazione. Un altro indicatore in forte frenata è il credito alle famiglie: la crescita annua è scesa al 2,1% a giugno 2023 dal 5,8 del dicembre scorso. A incidere sono gli elevati tassi sui mutui, che hanno fatto calare la domanda di prestiti per l’acquisto di abitazioni. Le prospettive di crescita per la regione rimangono incerte, influenzate dalle condizioni monetarie restrittive e dalle persistenti tensioni geopolitiche.