Se a Bari e a Roma l’accordo sfuma, in Emilia-Romagna tiene il campo largo che mette insieme Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle. Bonaccini sulla linea delle indicazioni di Schlein quindi, di fronte a candidati sindaci che cingono alleanze con i pentastellati nel 70% dei comuni che andranno al voto a giugno. Modena è compresa tra queste, con l’ufficialità arrivata al termine della scorsa settimana: il patto per la città portato avanti dal candidato Massimo Mezzetti ha trovato la sottoscrizione del partito guidato da Conte e anche di Italia Viva e Azione. Lo stesso accordo è stato siglato anche a Cesena, capofila sono state Ferrara e Forlì, poi Reggio Emilia. Prove tecniche di campo largo ci sono anche in Regione: il Pd e i Cinque Stelle sembrano sempre più vicini anche in viale Aldo Moro, dove il Movimento oggi siede all’opposizione in Assemblea Legislativa, in virtù del mancato accordo con Bonaccini alle regionali del 2020. A dimostrarlo, la convocazione di conferenze stampa “unificate”, con i consiglieri pentastellati al fianco di assessori Pd. Prove di questo tipo vanno di pari passo con la possibilità di una chiamata alle urne già a novembre. Tutto dipende da Stefano Bonaccini, che ancora non ha sciolto le riserve sulla sua corsa alle elezioni europee. Anche così, i nomi e le ipotesi corrono. Tra i papabili per il post-Bonaccini, gli assessori Vincenzo Colla e Andrea Corsini, ma anche l’ex ministro Graziano Delrio e Maurizio Landini.