Calci, pugni, minacce, aggressioni immotivate nei confronti dei propri coetanei. In tutta Italia il fenomeno delle baby gang riaccende l’allarme sicurezza. E tra le regioni più colpite c’è l’Emilia-Romagna, insieme a Lombardia e Piemonte. Secondo l’Osservatorio nazionale sull’adolescenza, istituito presso il ministero per la Famiglia, il 6,5% dei minorenni fa parte di una banda, il 16% ha commesso atti vandalici, 3 ragazzi su 10 hanno partecipato a una rissa. Nel solo 2020 sono stati circa 30mila i minori denunciati. In tante città, come Bologna, Parma e Modena, la criminalità di gruppo che lega i giovanissimi è motivo di forte preoccupazione. Contrariamente a quanto si può pensare, non è solo negli ambienti degradati che prolifica il fenomeno: secondo il report si registra la presenza di gang i cui protagonisti appartengono a famiglie di rango sociale elevato. L’assenza di figure genitoriali di riferimento, il disagio acuito dal lockdown, la presenza di supporti tecnologici che alimentano la ricerca di popolarità sono tra le possibili cause alla base dell’aggravamento del fenomeno. Anche Modena non è immune. Il problema è stato anzi al centro di un Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica che ha deciso di incrementare i controlli nei fine settimana nelle zone più frequentate da minori che in passato si sono resi protagonisti di atti violenti. Si parla del centro storico, dove una rissa è sfociata nel ricovero al pronto soccorso di un ragazzino e una spruzzata di spray al peperoncino sul volto di un altro; una ragazzina appena il giorno dopo è fuggita in un negozio in cerca di protezione, terrorizzata dalle minacce di altri membri del gruppo. Tristemente nota anche la rissa nei pressi del Barozzi, immortalata dai cellulari di numerosi testimoni.