Con la tradizione cristiana la befana non c’entra proprio niente, ma nella tradizione popolare c’e’ una leggenda che in qualche modo la inserisce come protagonista di questa festa religiosa

C’è poco di evangelico nella immagine che ripercorre la mente alla vigilia della Epifania. La festa dei doni per eccellenza, nel tempo bambino di passate generazioni. Era una vigilia di attesa di doni, finalmente arrivati dopo le ristrettezze natalizie, che in quei tempi erano solo legate ai dolci appesi al magico abete a corredo di rami mai spogli di luci, lustrini, e sogni colorati. La notte della Befana era invece notte di attesa, ma anche di paura ancestrale. Si attendeva fino allo sfinimento la visita della vecchina curva, di una bruttezza inimmaginabile. Una questione mai risolta. Così brutta, eppure così infinitamente generosa? Al mattino si provvedeva a porre le statuine dei Magi accanto alla capanna. Era l’epilogo del periodo di festa, reso filastrocca con la certezza amara che l’epifania tutte le feste porta via. La chiesa celebra questo evento, ma invece gli antichi romani ne avevano un culto pagano, narrando del volo propiziatorio di donne semidee, non proprio di bellezza munite, che volavano sui campi dispensando su di essi una sorta di fertilizzante mistico. Come dire con buoni auspici, buoni raccolti. Nel tempo passato e presente la grande bruttezza della Befana si associa alla grande bellezza del dono; in quello futuro si potrebbe auspicare finalmente che i bimbi, futuri adulti,  comprendano subito e siano certi, che accogliere tutte le bruttezze effimere e passeggere regala il gusto di scoprirle belle.