Era il 7 gennaio del 2005, c’era tanta nebbia e la vita lavorativa e scolastica era ripresa dopo lo stop della Festa dell’Epifania, quando all’improvviso alle 12.53 la normalità si trasformò in tragedia. In località Bolognina di Crevalcore il treno interregionale proveniente da Verona, carico di pendolari, si scontrò frontalmente con un convoglio con putrelle di acciaio proveniente da Roma. A seguito dell’impatto, la locomotiva del treno merci, la semipilota e la seconda carrozza passeggeri del treno interregionale furono completamente distrutte. Il bilancio delle vittime fu pesantissimo: 17 morti, tra cui 6 modenesi e i 2 macchinisti, e 80 feriti. Le immagini delle carrozze sventrate fecero il giro della nazione e gli italiani restarono incollati alla tv per ore nella speranza di avere informazioni sulle vittime. Le operazioni di soccorso durarono fino al mattino seguente. A distanza di 16 anni il ricordo di quella tragedia resta ancora una ferita aperta. Le indagini stabilirono che a causare la strage fu l’errore umano di un macchinista che non vide un semaforo rosso scontrandosi con il convoglio che arrivava in direzione opposta, ai tempi sprovvisto del Sistema controllo di marcia. Il meccanismo automatico che blocca il treno in caso di mancato rispetto dei segnali. Il processo si chiuse nel 2011 con l’assoluzione di dieci dirigenti delle Ferrovie e non ci fu appello. Per la legge gli unici responsabili furono i due macchinisti e la nebbia che avrebbe impedito di vedere i due semafori rossi.