Intorno al silenzio che ora c’è nell’appartamento al terzo piano del palazzo di via Manin, a Sassuolo, si moltiplicano le domande. Molte di queste, rimarranno senza risposte. Quelle che invece fanno capo all’esatta dinamica di quanto accaduto sono in corso di ricostruzione da parte degli investigatori. Da quanto si apprende, i corpi della 43enne Elisa Mulas e della madre, Simonetta Fontana, 64 anni, sono stati ritrovati in cucina. Il cadavere dell’omicida-suicida, Nabil Dhahri era invece nel corridoio, appena dopo l’ingresso. Sotto di lui, i bambini di cinque e due anni. Elisa sarebbe stata la prima a venire uccisa, in seguito, Nabil avrebbe aggredito Simonetta, poi avrebbe accoltellato i piccoli Ismaele e Sami. Infine, si sarebbe tolto la vita tagliandosi i polsi. Nessuna conferma ufficiale è tuttavia ancora arrivata in questo senso dalla Procura. Intanto, il Tribunale dei Minori si sta occupando della bambina sopravvissuta alla strage, la figlia che Elisa aveva avuto da una precedente relazione con un altro uomo violento. Diversamente da quanto ipotizzato inizialmente, l’11enne, scampata alla strage perché a scuola, è uscita da sola dall’istituto, tornando a casa a piedi. Quando in via Manin nessuno le ha aperto la porta, lei stessa avrebbe chiamato il 112 e allertato lo zio, Enrico Mulas. Quest’ultimo, in possesso delle chiavi, sarebbe stato il primo a entrare nell’appartamento, scoprendo il massacro.

Per fornire aiuto alla bambina sopravvissuta al massacro, l’amministrazione ha messo a disposizione il Fondo di Solidarietà Città di Sassuolo, in cui raccogliere donazioni. L’Iban del fondo è quello che vedete in sovraimpressione; la causale da indicare al momento del versamento è “SOSTEGNO MINORE VIA MANIN”.