Il processo a carico dei familiari di Saman Abbas sarà il 10 febbraio, a Reggio Emilia. Davanti al giudice compariranno 5 indagati: il padre della giovane, lo zio, i due cugini detenuti in carcere in Italia e la mamma della 18enne, unica al momento ancora a piede libero in Pakistan. Nuovi elementi nelle indagini sono stati forniti dal corpo ritrovato il 18 novembre scorso nelle campagne di Novellara, che è stato confermato essere di Saman Abbas. L’identificazione è stata possibile grazie a un’anomalia dentaria della giovane, ma il cadavere ha mostrato un altro elemento. L’osso ioide sarebbe stato fratturato nella parte sinistra anteriore del collo, elemento che avvalorerebbe l’ipotesi dello strangolamento, ma non solo. Si attende l’esame istologico per capire se si tratta di una frattura pre o post mortem, ma se dovesse essere questa la causa del decesso, si aprirebbero scenari agghiaccianti. La forza che serve a rompere quell’osso, soprattutto in un soggetto giovane, dev’essere particolarmente feroce. L’ipotesi è che lo zio Danish, accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio della giovane, sia stato aiutato da altre mani, che potrebbero aver tenuto ferma la giovane Saman, uccisa perché si era opposta a un matrimonio combinato.