Due quintali di terra sono stati prelevati dall’area dove lo scorso 18 novembre è stato rinvenuto il cadavere di Saman Abbas, la 18enne pakistana uccisa presumibilmente dai suoi stessi familiari per aver rifiutato un matrimonio combinato. La terra stoccata all’interno di due grandi container è stata trasportata all’aeroporto milanese di Linate per essere analizzata dall’archeologo forense Domenique Salsarola incaricato dalla Corte D’Assise di redigere una perizia tecnica. Intanto nel casolare abbandonato a due passi dall’abitazione della famiglia Abbas sono terminate le operazioni investigative dei Carabinieri. Nonostante ciò l’edificio resta ancora sotto sequestro della magistratura e i militari continueranno ad effettuare passaggi in zona per attenzionare l’area. A distanza di poco più di 140 giorni dal ritrovamento del cadavere della 18enne il suo corpo ancora non ha trovato una sepoltura. I suoi resti, ritrovati su indicazione dello zio Danish Hasnain, uno dei cinque imputati per l’omicidio, resteranno probabilmente in laboratorio per consentire altre verifiche durante i diversi gradi di giudizio. Sui funerali e la sepoltura dovrà decidere per legge il fratello divenuto maggiorenne il 25 febbraio scorso e ancora ospite in una struttura protetta. Intanto, il 14 aprile riprenderà il dibattimento davanti alla Corte d’Assise di Reggio Emilia, dove, oltre allo zio, sono imputati due cugini, la madre di Saman ancora latitante e il padre Shabbar Abbas, in cella in Pakistan dopo essere stato arrestato il 15 novembre. Quest’ultimo oggi è sottoposto all’udienza nella quale si discuterà della fattibilità del videocollegamento con l’Italia al quale ha acconsentito in attesa che venga presa una decisione sull’estradizione.