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Democratici, metà temono un Letta-bis


    Mentre il premier prega, Matteo Renzi sogna palazzo Chigi

    Più si avvicina il voto di fiducia, di domani mattina a palazzo Madama, più i democratici affilano le armi. Tra di loro ovviamente. Senz’altro è arrivata infatti la resa dei conti interna: con la crisi tutto si riapre. Letta sta preparando il rendez-vous di domani in modo da essere in grado di intercettare la presunta scissione del Pdl, mentre mezzo Pd questo esito lo teme, perché sa che potrebbe prolungare in maniera indefinita l’orizzonte di questo esecutivo. E si sa quanti detrattori delle larghe intese ci sono sempre stati nel Pd. Il fronte «governista» del Pd, ovvero lettiani e franceschiniani innanzitutto, prendono contatti continui con i «diversamente berlusconiani», sognando di traghettare 40-50 parlamentari Pdl dalla loro parte. Dal canto suo Matteo Renzi ha già scoperto le carte. Vuole le elezioni. Ma vuole farlo dopo aver strappato la leadership del partito. Tra i candidati, non è certo un mistero, ci sono proprio, in primis, Letta e Renzi. Proprio per questo le prossime mosse potrebbero segnare seriamente il futuro del Pd. Certo, è significativo che mentre i «governisti» sono molto cauti e preferiscano non fare dichiarazioni al riguardo, Massimo D’Alema invece abbia deciso di entrare a gamba tesa: «Se una parte rilevante di Pdl dovesse distaccarsi da Berlusconi allora questo dovrebbe essere considerato». Le parole di D’Alema, secondo un’iterpretazione maliziosa di qualche franceschiniano, rivelerebbero una chiara ostilità verso l’ipotesi di un Letta-bis.

    Il Pdl all’attacco della Regione


      Il Pdl punta il dito contro la Regione sulla ‘non-ricostruzione’. E lo fa usando le richieste di contributi presentate da cittadini e imprenditori. «Sul sito della Regione appare un comunicato trionfante – afferma Luca Ghelfi, portavoce del Pdl di Modena – delle cifre sul terremoto che parlano delle pratiche all’interno dei sistemi Mude e Sfinge. Sono 2700 le richieste ai Comuni, da sommare alle 2500 che i comuni hanno già depositato in Regione: su 500 e oltre richieste, solo 1600 per 162 milioni le ordinanza di contributo». Ma il dato più «preoccupante sono le solo 415 domande in Sfinge da parte delle imprese. Per soli 290 milioni. E soli 107 decreti di contributo per 47 milioni. La Regione ci informa di aver incontrato 550 imprese». E di fronte a questi numeri, l’assessore Muzzarelli dice che la macchina ‘comincia’ a ingranare. «A ‘soli’ 16 da sisma, cominciamo ad ingranare? – incalza Ghelfi -. Per non parlare della possibilità che una nuova ordinanza darebbe ai Comuni di assumere più personale per le pratiche: invece di diminuire la burocrazia, assumiamo nuovo personale, aumentandone i costi. Quello che appare fuori dalla Regione è che l’Emilia sia un esempio di ricostruzione: che dove invece è avvenuta, è stato per merito dei privati. Dei 6 miliardi promessi oggi sul territorio è arrivato poco. E questi numeri, venduti come un successo, lo certificano».

      TRA POST-SISMA E FUTURO


        La ricostruzione in mostra a Cesena


          In esposizione i progetti degli studenti di Architettura

          In pochi terribili secondi di violente scosse è imploso il campanile, è completamente crollato il tetto e franato l’abside, sono andati distrutti gran parte dei muri perimetrali, e sono state messe in pericolo preziose opere d’arte in essa ospitate. La chiesa parrocchiale di San Felice è così diventata dal maggio 2012 il simbolo della Bassa Modenese gravemente ferita dal sisma. Ma ora, a sedici mesi di distanza, le (poche) parti sopravvissute alla furia sono diventate l’emblema della rinascita verso un futuro di speranza. Lo storico edificio religioso – di cui si fa una prima menzione in un documento dell’anno 1081 – è infatti ora al centro di una importante mostra allestita nella Chiesa dello Spirito Santo di Cesena e realizzata dall’Università di Bologna. Come da tradizione ormai consolidata, il corso di laurea magistrale in Architettura ospita ogni anno due visiting professor affidando loro il laboratorio di progettazione del terzo anno, concludendo lo scambio culturale con una mostra monografica dedicata alla loro opera. Quest’anno l’invito è stato rivolto a Bernd Albers e Jonathan Kirschenfeld, due architetti di primo piano che continuano la tradizione della scuola berlinese da una parte e della scuola di Aldo Rossi dall’altra. Il tema che è stato richiesto agli archistar ospiti riguarda la progettazione di alcune parti del territorio emiliano colpiti dal sisma del 2012. E, in particolare, la riprogettazione della chiesa parrocchiale di San Felice sul Panaro. Essa è diventata dunque la rappresentazione della ricostruzione post-terremoto, tema che molti corsi stanno affrontando ad Architettura. La mostra è stata inaugurata martedì scorso e chiuderà il 13 ottobre. «Si articola in due sezioni parallele dedicate a ciascuno dei due architetti, composte ognuna di pannelli in cui si raccolgono fotografie e disegni delle opere costruite e dei concorsi», spiegano dall’Università. Come si può osservare dalle immagini pubblicate in esclusiva in queste pagine, sono una decina i progetti realizzati dagli universitari. Una premessa è d’obbligo: chi si aspetta di rivedere tra i disegni la chiesa perduta rimarrà fortemente deluso. Nelle tavole esposte è infatti pressochè impossibile scorgere le forme ma anche i colori dell’edificio religioso crollato. Quello che viene proposto è un salto nella contemporaneità, senza alcuna nostalgia stilistica per il passato. Facciate lisce e senza colonne, colori grigi e sabbia molto lontani dall’arancione e dal giallo ‘originali’, campanile in molte tavole addirittura inesistente. Interni spogli, molto freddi. «Pochissime chiese potranno tornare come prima» aveva sentenziato nei mesi scorsi il ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, a Carpi durante il convegno ‘A sei mesi dal sisma’. E così sarà. Sotto le macerie è un po’ come se dunque fosse rimasta sepolta una parte dell’identità religiosa – e non solo – delle nostre terre. Ma questo non è (più) il tempo delle lacrime. È il tempo di ripartire spediti verso il futuro. E il futuro passa anche dalle nuove chiese, profondamente diverse nell’architettura ma non nei simboli e nei significati che dovranno continuare a donare alle nostre comunità. nLuca Soliani

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            Il Brescia si affida a Bergodi


              Il Brescia ha affidato la conduzione tecnica della prima squadra a Cristiano Bergodi. E’ quanto la società lombarda. L’ex allenatore del Modena prenderà così il posto di Gigi Maifredi, che ha guidato il Brescia nella trasferta di Latina, in attesa della nomina del nuovo tecnico dopo la rescissione del contratto con Giampaolo.

              Modena, la forza arriva dal Braglia 10 punti su 11 totali ottenuti in casa


                E solo il Siena ha segnato di più fra le mura amiche

                C’era, un tempo in Rai, una trasmissione radiofonica denominata Chiamate Roma 31 31, talmente celebre da avere contribuito seriamente alla storia dell’etere nazionale. Ecco: giocando un po’ con quel titolo, si potrebbe reinventare una trasmissione intitolare Chiamate Braglia 3-1 3-1, dal momento che le ultime due sfide giocate dal Modena nell’impianto di casa hanno portato due vittorie con lo stesso risultato, simili non solo nel punteggio ma anche nella capacità dimostrata dai gialli di poter fare propria la partita indipendentemente dagli eventi. 3-1 al Trapani, poi il 3-1 al Padova: risultati che in casa si aggiungono al 2-0 ottenuto contro il Cittadella e all’1-1 della prima partita del campionato gialloblù, contro il Palermo. In buona sostanza, il Modena ha ottenuto 10 dei 12 punti disponibili nelle partite casalinghe e, sinora, quei 10 punti rappresentano anche la stragrande maggioranza di quelli ottenuti in classifica generale, dove il totale del Modena ammonta a 11, perché ai 10 punti del Braglia va aggiunto quello maturato a Varese. Tutto ciò dimostra una chiara ambivalenza: a fronte di una squadra che, in trasferta, ancora mostra una certa debolezza di carattere e atteggiamento, il Modena sembra trasformarsi quando si trova al cospetto del pubblico amico. E, in casa, nessuno ha fatto meglio dei gialli: solo Varese, Avellino e Siena hanno fatto registrare la medesima performance in termini di punti (10 in 4 gare), perché nessuno in B ha un percorso netto nemmeno sul proprio campo. A ben guardare, solo il Siena ha segnato più del Modena nelle partite casalinghe: per i bianconeri le reti sono infatti 11, due in più rispetto alle 9 siglate dal Modena nell’impianto di viale Monte Kosika. Sono numeri che la dicono lunga sulla specificità dei gialli in questa stagione e che, in fondo, valgono a dispetto della qualità delle squadre affrontate: se con Cittadella e Padova la vittoria era d’obbligo, considerando le condizioni delle avversarie al momento delle sfide, non altrettanto si può dire per la partita contro il Trapani, che a Modena era arrivato in piene forze e sulle ali dell’entusiasmo dopo una partenza folgorante. Per quanto riguarda il Palermo, poi, il pareggio rimarrà comunque un risultato da rivalutare: i rosanero sono destinati a risalire, e non a caso hanno già iniziato a farlo, pertanto l’1-1 agostano non va certo disprezzato. Ora, per alzare l’asticella, serve qualcosa in più, vale a dire una squadra capace di dire la propria anche fuori casa. Eccola, la nuova sfida. (re.sp.)

                CALCIO SERIE B


                  Gialloblù e biancorossi

                  Dopo la pulitura


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